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MP Q&A – Nocerino su Instagram: “Servono campioni, ma anche uomini: nel 2012 piansi per quegli addii. Su Ibra…”

Nella consueta diretta serale a cui ogni giorno potete assistere sul nostro profilo Instagram, quest’oggi è intervenuto l’ex centrocampista rossonero Antonio Nocerino, che ha trattato tantissimi temi relativi al suo passato al Milan.

Sui suoi ricordi in rossonero e sull’annata ’11/’12: “Quell’anno abbiamo fatto qualcosa di bello e penso di essere stato apprezzato soprattutto come uomo e come persona. Quando vado a Milanello e in sede, sembra sempre che non me ne sia mai andato. I rapporti umani sono un ricordo bellissimo, mi sono fatto tanti amici: le persone che lavorano lì fanno la differenza, è un ambiente magico e familiare. E’ un posto dove si sta bene, dove tutti ti aiutano“.

Sul Milan attuale: “Quella del Milan è una maglia molto pesante e non tutti possono indossarla. I rossoneri hanno intrapreso la strada dei giovani, ma senza metterci vicino qualcuno che abbia esperienza è difficile che possano crescere. Ibrahimovic ha fatto un po’ da parafulmine alleviando la pressione, ma ce ne vorrebbero 3 o 4 con quella personalità, che permettano ai futuri campioni di crescere“.

Sulle parole di Ibrahimovic in conferenza stampa riguardo gli assist: “Non mi sono offeso, ma mia moglie ha detto solo la verità. Se uno vede i gol che feci quella stagione, si può vedere quali sono gli assist che realmente lui mi fece. Sembra quasi che io non abbia fatto niente, ma alla fine la palla in porta la mettevo io. In Italia ti mettono queste etichette, mi misero in “coppia” con Ibrahimovic perchè quell’anno non ci furono altri attaccanti che segnarono quanto me, ma io ero un giocatore normale e lui un fuoriclasse. Quando Zlatan ha cambiato squadra, non ho visto altri centrocampisti che hanno fatto tanti gol quanto me. Io tutto quello che ho fatto, l’ho guadagnato con le mie forze“.

Sulla sua carriera: “Il Milan è un sogno, io ci sono arrivato e facevo parte di un gruppo di grandissimi uomini prima che campioni. Quando tanti campioni andarono via tutti insieme, iniziava a mancare un po’ il vecchio spogliatoio, eravamo giovani e non avevamo la personalità per mantenere il Milan ad altissimi livelli. Non mi sentivo più all’altezza di una squadra così gloriosa ed allora preferii andarmene. Il Milan non è una squadra semplice“.

Ancora sugli ex compagni di squadra: “Ho pianto quando quei grandi campioni andarono via nel 2012, erano dei riferimenti, oltre che dei ragazzi incredibili e pur avendoli avuto come compagni un solo anno, ti leghi e quando non hai più elementi di quella caratura lo avverti. Ad esempio, io ero seduto accanto a Nesta in spogliatoio e l’anno dopo mi mancavano le sue parole per alleggerire lo stress, la sua presenza, il suo aiuto“.

Sui gol rossoneri che ricorda con più piacere: “Per ragioni di affetto dico quello di Barcellona, perchè in tribuna c’era mio padre ed era la sua prima trasferta fuori Italia. Ma per le mie caratteristiche i più belli sono stati quello in casa col Cagliari su sponda di Ibrahimovic e l’ultimo col Parma su cross di Cassano“.

Sulla sua vita attuale e sull’emergenza Covid in America, dove lui vive: “La nuova carriera di allenatore mi piace ogni giorno di più, vedo tante partite e calciatori mi confronto con tantissime persone, penso di aver fatto la scelta giusta. Coronavirus? In Florida stiamo tutti a casa, fino al 30 aprile è tutto chiuso. La zona più colpita è quella di New York, ma qui ogni stato la gestisce in maniera autonoma. Dobbiamo tutti di ascoltare le direttive, stando a casa e aiutandoci l’uno con l’altro con le donazioni“.

Su Maldini: “Se continua in rossonero? Me lo auguro per il Milan. I rossoneri non possono continuare a vivacchiare come gli ultimi, il Milan merita di lottare sempre per il primo posto“.

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