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La Supercoppa non era una coppetta. Cos’è mancato e cosa serve ora per restare competitivi

La grande impresa di Pioli dal post lockdown è stata la capacità di costruire una mentalità. I passi dall’essere una squadra da sesto posto, ad una da Scudetto, sono stati percorsi sul sentiero delle convinzione, con l’appoggio di idee tattiche in grado di sparigliare.

In questa settimana post Riyadh e in seguito a un inizio 2023 con più ombre che luci, il bersaglio più facile è proprio l’allenatore rossonero. Media, ma soprattutto tifosi, hanno individuato in lui tra i maggiori responsabili di questo momento, assieme naturalmente alla società, incapace secondo molti di aver saputo rafforzare la rosa la scorsa estate.

La questione, purtroppo o per fortuna, riteniamo sia più complessa di così. Sono mancati i singoli, soprattutto i big che hanno trascinato il Milan di nuovo ad alzare un trofeo. Altri invece come Maignan, proprio non sono arruolabili, peraltro nel suo caso da settembre.

Ma se in altre circostanze il Diavolo ha saputo esser tale indipendentemente dagli interpreti, quest’anno la sensazione di forza, compattezza e consapevolezza pare mancare su larga scala e questo genera quelle insicurezze che in una finale sono oltremodo fatali.

Non è vero che si trattava di una coppetta. Le finali e i derby si vincono, non si gioca per non perdere, anche una Supercoppa Italiana. La notte araba è molto amara perché toglie certezze e rilancia i cugini anche in chiave campionato. Manca un intero girone e sappiamo bene quanto la testa sia importante nel medio lungo periodo in questo gioco.

È stato delittuoso perdere, ancora di più farlo nel modo, quasi senza lottare. Arresi dopo 60 minuti con un unico sprazzo d’orgoglio nei primi 10 minuti del secondo tempo e con l’aggravante di essere del tutto spariti dopo i cambi, con Origi e De Ketelaere ectoplasmatici.

Terza stracittadina persa 3-0 negli ultimi 3 anni inoltre. Un dato che deve far riflettere, perché se è vero che i roster hanno costi molto diversi e i nerazzurri hanno stipendi nettamente più alti, il Milan ha dimostrato di poter colmare questo gap in scontri diretti e anche su 38 giornate.

Ora è inevitabile che serva una reazione. Non solo nervi perché porterebbero troppo poco lontano. Occorrerà lavorare per una versione futuribile, sul campo magari con un nuovo modulo o fuori con proprietà e dirigenti pronti a spalleggiare e rafforzare questa squadra, in questa o nella prossima finestra di mercato. Si può non vincere ma è essenziale restare competitivi, per poter tornare a trionfare nel breve e continuare la crescita. Mentalità da vero top team dunque, on and off the pitch.

Milan: Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Stefano Pioli (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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