“Aspettatemi a San Siro per farlo saltare come prima“. Era gennaio del 2020, una vita fa. Zlatan Ibrahimovic iniziava la sua seconda avventura al Milan. Dieci anni dopo. L’avventura più bella. Un cammino non senza ostacoli, anzi. Una scalata faticosa che però, oggi, a distanza di due anni e mezzo, gli sta facendo godere la vista dall’alto.
Nessuno poteva aspettarselo. Nessuno se lo aspettava. Tranne uno. Zlatan. Appena arrivato ha subito dovuto svolgere l’arduo compito di risollevare il Milan dal punto più basso della sua storia. L’ultima partita senza Ibrahimovic era un netto 5-0 a Bergamo. Un risultato non banale, che aveva bisogno di uno scossone non banale.
Il 2019 del Milan si chiudeva nel peggiore dei modi, ma il 2020 – che è stato un anno da incubo per tutti -, per i rossoneri ha significato la rinascita. Soltanto tre le sconfitte in tutto l’anno solare. In 48 partite. La maggior parte di queste con Zlatan in campo. Uno Stefano Pioli sempre più pronto a dire addio che viene riconfermato nel bel mezzo di una partita di metà luglio a Reggio Emilia. Il teatro dei sogni di due anni dopo.
Un sogno che sembrava irrealizzabile per tutti. Specie in così poco tempo. Tranne che per Zlatan. “Con me qui dal primo giorno, avremmo vinto il campionato“, diceva così in quel periodo. In molti ci risero su. Le solite dichiarazioni egoriferite. E invece qualcosa di vero c’era. Qualcosa di realizzabile. Quelle parole, a distanza di due anni, risuonano come quella frase di fine agosto del 2010, diventata iconica. “Sono venuto qui per vincere e quest’anno vinciamo tutto“, era la sua presentazione ufficiale a San Siro che qualche mese dopo fu il palcoscenico dei festeggiamenti del 18o scudetto.
Profetico. Oggi ancor di più. Perché quel Milan era già forte, Zlatan era solo la ciliegina sulla torta. Questo invece è stato letteralmente plasmato da Ibra. Un gruppo, voluto e creato con lavoro e sacrificio. Il primo step il ritorno in Champions League dopo 7 lunghi anni. Il secondo quello più grande. La vittoria dello scudetto. Il 19o, il secondo marchiato Ibra. Diverso dal primo ma altrettanto importante. Diverso ed a tratti insperato.
Un tavolo ribaltato al grido di “Italia è Milan” durante i festeggiamenti in spogliatoio. “Tranquilli non smetto” dice appena prende la parola davanti ai compagni. Già, non smette. Ancora per un altro anno avrà la maglia rossonera addosso. E sarà decisivo. Ancora. Come lo è sempre stato. Anche se le partite iniziate, finite, giocate saranno sempre meno. Anche se salterà un intero girone. Anche se avrà 41 anni e andrà per i 42. Anche se in molti non lo considerano eterno e decisivo. Lui lo sarà. Perché Zlatan Ibrahimovic è il profeta rossonero e nel mezzo del cammin c’è una seconda stella.