L’ex allenatore di Ziyech René Hake ha rilasciato un’intervista al sito della Gazzetta dello Sport per parlare del marocchino. Queste le sue parole:
Se Ziyech sarebbe un colpo per il Milan: “Totale. Lui a destra, Leao a sinistra e uno tra Ibra, Giroud e Origi davanti. Gol a raffica per tutti. Hakim è l’assist man perfetto”.
Se è meglio da 10 o da 7: “Indifferente. Con me giocava a destra e sfornava decine di assist. Ne ricordo uno a tagliare il campo quasi da fermo, di trenta metri. Ziyech è speciale: ha dribbling e creatività. A volte vinceva le partite da solo”.
Sul miglior match con lui: “Moltissimi. Non saprei sceglierne uno. Nonostante i 22 anni prese in mano la squadra da capitano. Ha una personalità trainante. Non parla molto in realtà, in una stagione l’avrò visto fare pochi discorsi, ma in campo è un leader”.
Sul carattere: “Un impaziente. Non era mai soddisfatto al 100% di se stesso, voleva sempre il massimo, e quando non riusciva a ottenerlo metteva il muso. Ricordo un ragazzo che restava ore in più a provare tiri e punizioni, da solo in mezzo al campo a fine allenamento. Ogni settimana così”.
Se il lavoro paga: “Quando ha firmato con l’Ajax gli ho detto ‘ora vai e dimostra chi sei’. È sempre stato decisivo. I giocatori come lui, con qualcosa dentro, riescono sempre a emergere. Spero possa arrivare in Serie A”.
Su dove lo vede nel Milan: “Sul centro destra, ma può fare anche il trequartista. Con Van Basten giocava lì, poi tra Twente, Ajax e Chelsea si è stabilizzato sulla fascia ed è stata la sua fortuna. Uno così può giocare ovunque però, non importa dove o come”.
Sugli olandesi al Milan e sui pregi e difetti: “Gullit, Van Basten, Rijkaard, Stam, Seedorf. Gente che ha sempre alzato il livello di gioco, come Hakim. L’ideale per ogni prima punta. Tocco di palla, dribbling e visione di gioco. Calcia anche le punizioni. Ama forzare la giocata però, forse troppo, ma il rischio fa parte di lui”.
Su chi gli ricorda: “Ha il tocco di palla di Guti, ma sono diversi. Lo spagnolo era meno offensivo, ma se parliamo di qualità, estro e il famoso rischio, allora ci siamo”.
Se fosse un ragazzo particolare: “A volte abbiamo discusso, ma sempre con rispetto. Quando lo sostituivo si arrabbia un po’, ma il giorno successivo era lì a scusarsi. Gli ho sempre detto che per diventare un big avrebbe dovuto lavorare sodo. Lo ripetevo anche a Marko Arnautovic, tra l’altro…”.