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L’ultimo giorno da AD di Gazidis: arrivato in punta di piedi in un momento critico, lascia con un ricordo speciale da vero Casciavit…

Oggi si chiude ufficialmente il contratto che lega Gazidis all’AC Milan. Non è una giornata come le altre e siamo certi di non far retorica affermandolo. Il rapporto costruito in questi 4 anni va al di là di aspetti puramente professionali, aggiungendo ulteriore valore al grande lavoro a livello finanziario, da lui portato avanti per la società. Per tutte le parti questa parentesi ha rappresentato un’opportunità di crescita, sorprendente, emozionante ed entusiasmante.

Quando si insediò a Casa Milan nel dicembre 2018 erano certamente più gli scettici che gli ammiratori. Nel nostro paese si tende a porre etichette, a volte con cognizione di causa, il più delle volte senza. Quel che riguarda il Diavolo in alcune circostanze viene trattato a livello mediatico con quel filo di ironia che spesso ne sminuisce i contorni a prescindere, senza approfondire o senza analizzare. Per il puro gusto di bollare in questo o quel modo.

Per molti non era chiaro che fosse arrivato un grande dirigente. Un cosmopolita, sudafricano di nascita con origini greche, laureato in giurisprudenza in un collegio dell’Università di Oxford, trasferitosi presto negli Stati Uniti dove a 30 anni fa parte del team di fondatori della Major League Soccer. Pioniere del soccer dunque, ne diventa commissioner nel 2001 a 37 anni. e contribuisce attivamente alla promozione della CONCACAF Gold Cup (competizione per nazionali del nord America e centro America).

Il 2008 è l’anno del ritorno nel Regno Unito come amministratore delegato dell’Arsenal. A Londra resterà 9 anni, traghettando i Gunners nella nuova era. Fatturato raddoppiato, sfruttando abilmente anche gli introiti del all’epoca nuovo stadio. Potrebbe sembrar semplice in ambito Premier League, invece di scontato non c’è nulla perchè ad esempio il Manchester United non ha raggiunto questo tipo di assestamento. Se oggi i biancorossi del nord di Londra possono sedersi al tavolo delle big, è in parte merito suo. Gazidis ha lasciato la capitale inglese con un Arsenal dai conti virtuosi e un’eredità tecnica comunque rispettabile, in un campionato dove City, Chelsea e Liverpool in questi anni hanno alzato non di poco l’asticella in termini d’investimenti.

Ha subìto in parte le voci che lo volevano come semplice risanatore. Rumors che lo hanno seguito a Milano, dove il fatto di aver operato in UK con un valido player trading ma con solo 3 FA Cup e un Community Shield in bacheca in quasi un decennio, ne hanno parzialmente afuscato le capacità manageriali. Il timore di tanti tifosi era che con la rosa ereditata non fosse possibile raggiungere titoli, ma al massimo ambire alle top 4 della Serie A, con lo spauracchio di diventare una società di mero passaggio, senza obiettivi di trofei.

Fortunatamente la Storia invece consegnerà Ivan Gazidis tra i grandi manager rossoneri. Aver riportato a San Siro lo Scudetto dopo oltre 10 anni, in un campionato dove alcune competitor per restare in corsa hanno architettato archibugi finanziari più o meno leciti per rimanere in alto, è un merito ed un vanto che gli verrà stima e affetto per sempre da tutti i milanisti.

La malattia che per qualche mese dopo l’estate 2021 l’ha tenuto lontano da Milano e Milanello, non ha fatto che rinsaldare e rendere più profondo il rapporto con l’ambiente. Come detto precedentemente da questa esperienza escono tutti più ricchi, in tutti i sensi. Un numero di sponsorship record per il club, con aumento di ricavi e fatturato finalmente oltre i 300 milioni di euro, con una riduzione di costi e indebitamenti, che hanno portato il Milan ad essere tra le grandi italiane ad aver i bilanci migliori. Una visione moderna, sostenibile nei fatti e non nelle chiacchiere. Con viva l’ambizione di crescere ancora, in un percorso che non è stato scevro da problematiche, non ultime anche quelle sulla visione tecnico sportiva con Maldini e Massara, dalle quali son usciti confronti e discussioni che hanno portato il Milan ad essere nuovamente credibile e competitivo.

In questa giornata dunque saluta colui che ricorderemo con un top manager del nostro club. Proprio ieri Stefano Pioli ha sottolineato con quale simbolo Gazidis abbia scelto di salutare la società tutta, ovvero la foto dopo Rio Ave – Milan, in quella che fu una notte incredibile, infinita e importante ancorchè l’obiettivo non fosse di per sé vincente ma necessario come step di crescita. Un vero simbolo del Diavolo dei giorni nostri, senza la vittoria ai rigori nella tempesta portoghese, oggi non avremmo alcuno Scudetto sul petto. Un ricordo dolce, di gioia e di sofferenza, da veri Casciavit. Avremo sempre in lui un vero tifoso dei nostri Ragazzi.

Milan: Ivan Gazidis - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Ivan Gazidis – Milanpress, robe dell’altro diavolo

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