Esiste un Theo Hernandez pre-Mondiale e un Theo Hernandez post-Mondiale. Così come esiste un Milan pre-Mondiale e un Milan post-Mondiale. Entrambi bella e brutta copia di sé stessi. Il riassunto di questo primo mese del 2023 è pressoché questo. Il 2022 era stato fantastico sia per Theo che per il Milan, conclusosi bene per i rossoneri e male, malissimo, con la finale del Mondiale persa per il francese.
Poi il nuovo anno. La lista dei buoni propositi e le prove per metterli in atto. Che al momento sembrano fallite. Il Milan e Theo iniziano bene, ma poi si sciolgono come neve al sole. Insieme. Quello che è successo veramente non si sa e forse non lo sapremo mai, ma il tracollo da quel Milan-Roma è evidente e preoccupante. Attriti, frizioni, condizioni fisiche e mentali, le cause sono e possono essere molteplici ma in tutto ciò quello che sembra più di tutti sul banco degli imputati è proprio Theo Hernandez.
Se le ultime uscite del Milan infatti non sono da vero Milan, anche le ultime prestazioni di Theo non sono da vero Theo. Il treno che partiva sulla fascia sfrecciando e seminando avversari sembra una vecchia locomotiva lenta, desolata e inerme. Le sgroppate in mezzo al campo a cui ci ha abituato sono diventate delle passeggiate colme di supponenza e svogliatezza che in lui non si era mai vista.
Anche la solita garra che metteva sempre, pronto a litigare con tutto e tutti e a sputare sangue per il Milan, non si vede più. Al derby è parso un agnellino docile che stringeva la mano a tutti, anche ai suoi più acerrimi nemici. Lautaro, Barella, Calhanoglu, e se fosse entrato Dumfries sarebbe finita anche con lui a tarallucci e vino. Per carità, il fair play è e deve essere sempre al primo posto e chi scrive non prova una certa simpatia per i calciatori rissosi e litigiosi, tutt’altro, ma il repentino cambio di atteggiamento di Theo Hernandez – soprattutto negli ultimi due derby – fa riflettere.
Altro spunto che esce fuori dal derby di domenica riguarda la fascia di capitano. Sempre Theo il protagonista. All’uscita di Calabria dal campo, la fascia doveva andare proprio al terzino francese che in distinta figurava come vicecapitano e che l’aveva già indossata in altre occasioni anche con Kjaer in campo. Calabria però la consegna proprio al danese che se la mette al braccio come se nulla fosse e nessuno avanza dubbi o obiezioni.
Da quello che filtra non c’è nessun caso. Semplice scelta di campo, come quando sul dischetto non va il rigorista scelto ma ci va un compagno, probabilmente sarà ed è così. Anche perché quando Kjaer viene sostituito il capitano diventa Theo. E a fine partita i due si parlano con il danese che forse spiega proprio questo episodio. Però a pensare male spesso ci si azzecca. Ed una cosa di queste accaduta proprio adesso fa un rumore maggiore. Ovviamente è solo una goccia in mezzo al mare ma questa goccia, in un momento del genere, si trasforma in onda. E reggere l’onda d’urto, per qualsiasi cosa, oggi per il Milan risulta difficile.
Il percorso dunque si fa sempre più in salita. Per tutti. Pioli parla di compattezza ritrovata in campo, ma tutti – lui in primis – si augurano di ritrovarla anche in spogliatoio. E che Theo Hernandez torni a fare il Theo Hernandez. Sarà possibile?
