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Se il successore di Ibra si chiamasse Icardi?

Quando il 10 luglio scorso Ibra per la prima volta parlò di scudetto tutti lo presero per pazzo. Anche al sottoscritto sembrava un paradosso, pur avendo accolto come una manna dal cielo il ritorno dello svedese a gennaio scorso: l’unico, a mio giudizio, che con la sua cieca forza di indistruttibile autostima avrebbe potuto riuscire nell’impresa fallita da 3 proprietà, 10 dirigenti, 8 allenatori e una miriade di giocatori. Ero sicuro che Ibra potesse dare una sterzata decisiva alla storia del Milan, decisiva in positivo tanto quanto lo fu in negativo il mancato arrivo di Tevez 8 anni prima. Ma sinceramente nemmeno io avrei mai pensato a un impatto rivoluzionario di questo tipo.

Milan, nello spogliatoio si crede allo scudetto

Quando, prima di Milan-Bologna, Ibra ha parlato di “scudetto” all’interno dello spogliatoio nessuno lo ha guardato come un pazzo visionario. Anzi, forti di 12 partite senza sconfitte, i ragazzi terribili di Pioli hanno cominciato a pedalare credendoci sul serio. E così sono venute fuori queste 7 vittorie e questo primato assoluto in campionato con la porta di Donnarumma quasi illibata. Sembra davvero incredibile. Soprattutto se pensiamo in quali condizioni versava la squadra fino a 6 mesi fa e da quali incertezze era travolta la società fino a quest’estate. L’hanno preso per pazzo e adesso, proprio come Ibra a luglio, sono in tanti ad accostare al Milan la parola scudetto. Non solo tifosi o opinionisti, ma anche eccellenti addetti ai lavori e cito su tutti uno specialista di “scudetti” come Fabio Capello. Guarda caso l’ultimo al quale era riuscito in rossonero lo stesso filotto di Pioli.

Ovviamente il derby vinto e il primato in classifica ha pervaso tutti di irrefrenabile entusiasmo, sentimento che era ormai dimenticato da anni. Bello, bellissimo, ma anche rischioso. Soprattutto per una squadra e un ambiente molto giovani. E’ vero che c’è “papà” Ibra bravissimo a tenere tutti ancorati al suolo. Ma il rischio di uscire dopo sole 4 partite dalla dimensione del valore di questa rosa e degli obiettivi stagionali è sempre dietro l’angolo. E sarebbe un errore imperdonabile. Da non commettere. Ripetiamo un concetto mandato a memoria dagli insegnamenti di “nonno” Galliani: “Se si vuole entrare nelle prime 4, bisogna puntare al primo posto”.

Giusto puntarci, ma il Milan deve rimanere consapevole del fatto di avere almeno 3, se non 4, squadre più attrezzate per puntare al primato in campionato. Una di queste è stata battuta pochi giorni fa, ma ciò non significa che il Milan sia più forte dell’Inter. L’Inter ha una rosa che per qualità e quantità è nettamente superiore a quella del Milan. Ciò significa che nella partita secca, se si è bravissimi, si può anche vincere. E indubbiamente sabato sera Pioli, Ibra e company sono stati eccezionali. Ma purtroppo, sul lungo periodo vengono fuori sempre o quasi sempre i veri valori della rosa.

Qualcuno dice che è un campionato strano, condizionato dal Covid, dall’assenza di pubblico e da una Juventus che per la prima volta dopo tanti anni non si presenta come imbattibile. Tutto vero, ma per valutare le reali possibilità di approffittare di un campionato più livellato rispetto agli ultimi anni, per intenderci un campionato tipo quello del 1998/99 vinto da Zaccheroni, bisogna attendere la primavera. Nel frattempo è bene non montarsi la testa e continuare a lavorare per il vero grande obiettivo che è quello di tornare finalmente in zona Champions League facendo crescere i giovani promettenti all’interno di una squadra sana e coesa. Questo non significa tuttavia vivere alla giornata e non pensare al futuro. Anzi. E’ vero che in questo momento il Milan ha il dovere di dare un occhio al bilancio ancora prima che alla classifica.

E’ vero che se le cose vanno avanti così a fine stagione Gazidis potrà finalmente vendere qualche pezzo pregiato e cominciare davvero a intraprendere la strada del risanamento economico. E’ vero che un Ibra così consente ai giovani di crescere nel modo migliore e di valorizzarsi alla grande. Ma Maldini, che per la prima volta mette da solo la firma sul suo Milan e i risultati si vedono, ha il dovere di pensare un po’ più al di là.

L’urgenza, sempre la solita, è rappresentata dai rinnovi contrattuali di Donnarumma, Calhanoglu, Romagnoli e dello stesso Ibra. Rinnovi che, ormai è chiaro, arriveranno in prossimità della scadenza e saranno totalmente mirati ad accontentare le esose richieste dei giocatori. Non potrebbe essere altrimenti visto che rischiano di andarsene tutti a parametro zero. Ma subito dopo aver sistemato la scorbutica pratica di questi 4 rinnovi roventi, bisogna cominciare a pianificare il futuro. Un futuro che, si spera, rivedrà il Milan in Champions League e che dovrà avere una rosa adeguata a prendere parte alla massima competizione internazionale.

Icardi profilo ideale. E quel messaggio di Wanda…

Un futuro che non potrà giocoforza basarsi sulla presenza fissa e inamovibile di uno splendido 40enne. Ma che dovrá necessariamente avere altri sbocchi. Anche e soprattutto di mercato. Un’idea, suggestiva, stimolante e accattivante potrebbe essere stata suggerita proprio dalla sarcastica Wanda Nara con quel tweet post derby. Un tweet non casuale e non finalizzato esclusivamente a irridere l’Inter di Conte e Marotta. Un tweet che per la prima volta parla di “amici milanisti”. In fin dei conti Mauro Icardi, per il quale in passato sono arrivate parole di profonda ammirazione da parte di alcuni dirigenti rossoneri, potrebbe affiancare Ibra negli ultimi anni della sua carriera e apprendere tutto quello che gli manca. A livello di coinvolgimento totale nelle logiche di squadra e di acquisizione del vero status di leader. Lo svedese, tra i 20 e i 30 anni, non era tanto diverso da Icardi a livello di egocentrismo avulso dal gruppo. Lo ha detto lui stesso che soltanto adesso è arrivato ad una completa maturazione calcistica e di leadership.

Icardi e famiglia non vedono l’ora di tornare a Milano e di prendersi una bella rivincita nei confronti dell’Inter. Per ora l’unico ostacolo insormontabile rimane di livello economico, non tanto per quanto riguarda il cartellino per il quale la presenza di Leonardo a Parigi potrebbe agevolare l’approdo in rossonero, ma soprattutto per quanto riguarda l’ingaggio. Icardi dovrebbe prendere uno stipendio “alla Donnarumma”, ma, come scritto sopra, non si può pensare al futuro solo con giocatori da 1 milione di ingaggio. Sul tema Icardi è possibile seguire l’approfondimento nel video correlato: https://youtu.be/xdf8R3f70ko.

Certo, ci rendiamo conto, che in quest’ottica stiamo guardando davvero in là come prospettiva. Adesso, come detto, è essenziale spegnere gli entusiasmi e continuare a lavorare per gli obiettivi presenti. Ma è giusto che società e proprietà, sulle ali di questo entusiasmo, inizino già fin d’ora a lavorare per il futuro.

Icardi MilanPress

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