Ospite a Che Tempo Che Fa, Andriy Shevchenko ha presentato il suo libro ripercorrendo la sua carriera che gli ha visto scrivere la storia del Milan e non solo.

Queste le sue parole:

“Il calcio mi ha salvato, – ha raccontato – volevo raccontare la mia storia e come sono riuscito ad arrivare al successo. Nella mia infanzia ho vissuto situazioni difficili. Quando l’Unione Sovietica stava cadendo a pezzi la situazione in Ucraina non era stabile. Grazie al calcio ho creduto in me stesso e mi ha portato fuori dalla strada. Molti miei amici non ce l’hanno fatta“.

Sui suoi ex compagni ed il presidente Berlusconi: “La tripletta al Camp Nou? E’ stata una serata incredibile per me e per la squadra. Non sapevo che mi stesse seguendo il Milan. Maldini per me è stato un grande capitano. Sono stato fortunato a giocare con un campione come lui, ma anche Kakà, Costacurta, Pirlo, Gattuso, tutte grandi persone. Paolo l’ho incontrato per la prima volta nel 1995 e ho pensato ‘Chi è questo mostro?’. Le parole di Paolo mi fanno commuovere, così come quelle di tutti gli altri miei ex compagni. Costacurta si è preso cura di me. Mi accompagnava agli allenamenti, uscivamo insieme, mi ha presentato i suoi amici. Albertini invece mi ha insegnato a cucinare. Berlusconi? Mi aveva promesso che se avessi fatto 24 gol mi avrebbe lasciato la sua villa. Io ne feci 24 ma lui acconsentì lo stesso. Ci teneva al look dei suoi giocatori e mi ha dato tanto“.

Sulla sua infanzia: “Ricordo bene l’esplosione della centrale di Chernobyl, dopo la prima esplosione la situazione è peggiorata. Le autorità hanno capito il pericolo ed in una giornata ci hanno portato via tutti. Abbiamo fatto i bagagli in poche ore, mia sorella mi è stata vicina e abbiamo passato bene quei mesi”.

Gli allenamenti: “La filosofia del mister Lobanovsky era giusta per quell’epoca per arrivare a vincere ed essere competitivi. La disciplina che ci ha dato è stata incredibile. Ci faceva fare 5 volte 300 metri a massima velocità con poco recupero. Al Milan i ritmi erano simili in un campionato più competitivo ma gli allenamenti erano più di tattica. Durante la partita si giocava con un’intensità molto alta“.

Sul rapporto con il Milan: “La partita in cui Galliani venne a vedermi io ho giocato malissimo ma tutti hanno creduto in me. Il Milan mi ha accolto quando ero giovanissimo. Quando ho vinto il Pallone d’Oro è stata un’emozione incredibile e lo devo anche a loro. Il Milan è una grande famiglia, non solo una squadra. Ha scritto la storia del calcio mondiale ma la cosa principale sono le persone dentro alla società. Allenare il Milan? Sarebbe il massimo ma ancora è presto, vediamo“.

Sul matrimonio: “Ho conosciuto mia moglie in una serata organizzata da Giorgio Armani. Ci siamo sposati durante una partita di golf con suo padre. Volevamo fare un matrimonio semplice e veloce. Alla fine vinsi anche la partita”.

Sulla finale di Istanbul: “Per mesi non sono riuscito a dormire. Non credevo che potesse accadere una cosa del genere e ancora non riesco a spiegarmelo. Nel calcio però bisogna accettare tutto. Di questo ne ho parlato anche con Maradona“.

Sulla finale di Manchester: “Ancelotti voleva che calciassi per primo ma io ho scelto di calciare per ultimo. Il resto è storia. Durante il tragitto per andare sul dischetto ho rivissuto tutta la mia vita. Quel momento lo sognavo fin da bambino. Ero concentrato e sicuro di farcela. Ancora mi emoziono tantissimo“.