La metafora più azzeccata l’ha raccontata ieri Samu Castillejo: per questo Milan centrare la qualificazione alla prossima Champions League equivale a sollevare al cielo un trofeo. Già, perché ormai sono passati sette anni dall’ultima apparizione dei rossoneri nella massima competizione continentale. E la fame è ormai paragonabile ad una voragine nello stomaco. Cagliari a San Siro e Atalanta a Bergamo sono le ultime curve prima del traguardo finale, considerando che il tornante orobico potrebbe anche rivelarsi una discesa in caso di combinazione di risultati favorevoli già in questo weekend.
Le incognite sono ormai quasi di carattere “superstizioso”: San Siro, campo che ha sempre destato più di un’incognita per approccio e risultati dei ragazzi di Pioli, Ibrahimovic, fuori per sei settimane (Europeo in forte dubbio), assenza che pesa ma che allo stesso tempo esalta il gruppo. La vittoria contro i sardi è d’obbligo, sperando anche nel successo o nel pareggio dell’Atalanta per evitare il possibile scenario della classifica avulsa con la Juventus. I dieci gol messi a segno in pochi giorni a Torino (tre alla Juve e sette ai granato) hanno caricato l’ambiente di entusiasmo, ma adesso è di nuovo tempo di freddezza per sfruttare un calendario che vede i rossoneri giocare dopo le dirette rivali e quindi consapevoli dei risultati degli avversari.
La Champions avrà poi il potere di cambiare gli scenari anche dei singoli: Donnarumma, più vicino al rinnovo, e Calhanoglu, orientato forse ad accettare la corte della Juventus. Di certo, non si lascerà nulla al caso, visto che i cori della Curva Sud domani sera verranno trasmessi a San Siro per far sentire la vicinanza dei tifosi alla squadra nonostante gli spalti ancora vuoti.