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Sala: “Suning e RedBird non si parlano, ma ho ancora speranze per San Siro. Lo stadio del Milan a San Donato…”

Questo pomeriggio si è riunita la commissione consiliare del Comune di Milano, presieduta dal sindaco Giuseppe Sala. Il tema principale sul tavolo è quello del futuro di San Siro, dopo il parere favorevole della Sovrintendenza ad apporre il vincolo sul secondo anello al compimento dei 70 anni dalla sua costruzione. Molte le dichiarazioni del primo cittadino, riportate da Calcio e Finanza: “Di riunioni su San Siro ne abbiamo fatte parecchie, non rifacciamo la storia dall’inizio ma mettiamo in fila alcune cose che conosciamo ad oggi. Parto da un presupposto semplice ma che è giusto ribadire, cioè che le squadre hanno il totale diritto di avere un loro stadio di proprietà. È di ovvia evidenza che questo serve a loro oltre al dichiarato obiettivo di aumentare i ricavi anche in termini di patrimonializzazione e per una eventuale cessione ma rimane il fatto che è nel loro pieno diritto. Il Comune deve invece tutelare un bene che è nel suo patrimonio. Abbiamo un contratto d’affitto che scade nel giugno 2030 con le squadre e, anche senza queste, San Siro potrebbe avere una ragione d’essere, anche se il recente vincolo della Sovrintendenza reca un significativo danno economico perché è evidente che limita le possibilità di rigenerazione e riutilizzo dell’impianto. Questo vale sia che a San Siro si giochi a calcio sia lo si reinventi per altre destinazioni d’uso. La questione è che il vincolo non permette l’abbattimento dell’impianto“.

Sala prosegue: “Penso che i motivi per cui si è bloccato siano tanti ma nei colloqui con le squadre quello che è emerso è che certamente la causa principale sia da ricondurre all’incertezza dovuta da un lato al tema del vincolo e dall’altro l’ipotesi del referendum. Il combinato di queste due ragioni ha portato le squadre a pensare a ipotesi alternative. Il referendum? Il comitato dei garanti deve esprimere un nuovo parere a seguito dell’annullamento della precedente decisione. Fino ad ora non è stato possibile in quanto deve essere ricostituita la composizione plenaria del comitato dopo le dimissioni di un componente. L’avevo detto perché conosco le logiche di una azienda e quelle sono due aziende, non due enti di beneficenza. E sapevo che non stavano bluffando. Molti di voi consiglieri mi guardavano con sufficienza dicendo che non sarebbero mai andate via da Milano. Poi però c’è stata una novità e qui mi prendo la responsabilità di quello che dico ma credo sia acclarato. La novità è che le proprietà di Inter e Milan non si parlano e a dimostrazione di ciò per la prima volta a fine settembre, quando dovevano rispondere alla richiesta di manifestare la loro volontà di dare seguito alla proposta presentata, hanno risposto disgiuntamente. La voglia di avere un proprio stadio per ciascuna sta prendendo il sopravvento. È fattuale che non si stanno parlando e che c’è la volontà di avere un proprio stadio ciascuna“.

Ancora Sala: “Credo che sia ancora tutto aperto per due motivi precisi: il primo è la risposta che ci hanno dato sulla richiesta di cui sopra. Il 5 settembre abbiamo chiesto alle due società di dare una risposta dopo la decisione sul tema vincolo. La società Milan ha sottolineato la situazione di difficoltà e incertezza, gentilmente aggiungendo per fattori esogeni al Comune, e la necessità di conoscere nel più breve tempo possibile anche per esaminare altre aree cosa il Comune intende fare. Non ci hanno detto la partita San Siro è finita. Anche la società Inter ha avanzato dubbi sulla legittimità della decisione sul vincolo e richiamato la necessità di concludere l’iter referendario, evidenziando che è il Comune a dover dire se esiste ancora l’interesse pubblico sul progetto. Nessuna delle due squadre ha scritto che San Siro non è una partita da non considerare più“.

Sala continua: “Poi c’è il secondo motivo per cui non lo considero chiuso. Io ufficialmente non conosco i progetti alternativi dei club, non ho nulla sul tavolo. So qualcosa sul progetto del Milan perché la società ne ha parlato mentre di Rozzano e dell’Inter non so nulla. Non credo di sbagliarmi nel considerare anche le intenzioni dell’Inter più che serie. So che per il nuovo stadio le difficoltà non sarebbero insormontabili ma comunque significative anche in altre aree. Credo ci sia qualche aspetto delicato. Ho fatto fare una verifica recente e quando c’è una partita di calcio il Comune schiera 120 vigili nelle partite di cartello. San Donato oggi ha 22 agenti e tre ufficiali. Il sindaco di San Donato, con cui ho avuto un dialogo molto franco, mi dice che il Milan ci mette degli steward che però io penso non possano governare il traffico. Inoltre ATM schiera 100 operatori aggiuntivi a Milano per le partite, AMSA ha un servizio aggiuntivo con oltre 20 operatori. Poi ho parlato con l’ex sindaco di San Donato per cercare di capire le problematiche. Si è parlato della tematica parcheggio, l’ex sindaco ha sottolineato come la falda sia alta dove nascerebbe lo stadio e non penso si possa scavare molto per fare un parcheggio sotto lo stadio. Nell’area vengono previsti oltre 3.600 parcheggi, trovati in città ma bisogna mettersi nell’ottica corretta. La metropolitana dista 1,5 km, come si raggiunge lo stadio? E poi un tema che riguarda anche noi, Autostrade per l’Italia nel 2020 aveva criticato il progetto di un palazzetto da 18mila posti perché gli svincoli non erano adeguati ma soprattutto non si era autorizzato in alcun modo la realizzazione di nuovi svincoli. Come si può pensare di consentire l’accesso all’area di uno stadio da 70mila posti? Sempre nel 2020 un dirigente del Comune di Milano riteneva inadeguati gli studi del traffico nella zona. Oggi alla luce della costruzione di uno stadio da 70mila posti i disagi e le ricadute devono essere moltiplicati per quattro. Quello che voglio ribadire è che nel mio ruolo da sindaco di Milano e da sindaco metropolitano non vogliamo ostacolare lo stadio. Non c’è una logica di opposizione perché non è nel perimetro di Milano ma una logica di delicatezza progettuale che devo sottolineare“.

Sala conclude: “Noi abbiamo un bene a bilancio con un contratto garantito fino al giugno 2030. Se loro partono con un altro progetto, noi stiamo fermi o cerchiamo di trovare un nuovo utilizzo dello stadio? E facendolo non rischiamo di creare un danno anche alle squadre, visto che con queste problematiche non so se riusciranno ad entrare nel nuovo stadio per il 2030. Quello che dobbiamo fare è trovare delle idee. Io non mi voglio sostituire al vostro giudizio, io vi ho raccontato come l’ho vissuta e vi rappresento quello che è oggi. Dobbiamo discutere per capire che alternative abbiamo. San Siro è rigenerabile? In che modo? Le squadre hanno rifiutato dall’inizio l’ipotesi di una rigenerazione di San Siro soprattutto perché dicevano di dover stare fuori due anni durante i lavori. Io capisco per una serie di ragione le squadre di Milano, che stanno facendo 70mila spettatori a partita, se vanno altrove ci perdono. Poi mi viene un dubbio: i nuovi stadi sono sempre da 70mila, se il nuovo stadio viene fatto per aumentare i ricavi, come si aumentano? La rassicurazione sui nuovi prezzi dei biglietti è debole. Se sei il Chelsea e hai lo stadio in centro può essere che la gente vada tutti i giorni, ma il nuovo stadio a San Donato fa sì che la gente vada lì a mangiare? Io chiudo ripartendo dall’inizio. Non sono enti di beneficenza, devono tutelare il loro investimento e per farlo gli serve il nuovo stadio“.

Giuseppe Sala, Sindaco di Milano - MilanPress, robe dell'altro diavolo
Giuseppe Sala, Sindaco di Milano – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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