L’esordio, un rigore causato, un’avvilente sconfitta per 2-0: non è iniziata nel migliore dei modi la storia di Alessio Romagnoli al Milan. E non è poi proseguita tra rose e fiori, sicuramente più per colpa del club rossonero che del difensore romano. Tante difficoltà, alti e bassi, ma una passione reciproca che oggi – 11 agosto 2020 – compie cinque anni.
Volati. Nonostante i due cambi di proprietà, le porte girevoli in dirigenza – che hanno visto passare Galliani, Fassone e Mirabelli, Leonardo, Boban, fino a Maldini e Gazidis – e gli innumerevoli avvicendamenti in panchina, da Sinisa Mihajlovic – colui che lo volle con sé a tutti i costi dopo l’esperienza condivisa alla Samp – a Pioli. Tante figure, tante cadute e risalite, ma una sola certezza: il capitano.
Già, perché Alessio – nonostante una leadership non proprio tra le principali corde – a soli 23 anni si è appropriato della fascetta sul braccio sinistro. Scavalcando – dopo la fuga di Bonucci – nelle gerarchie Biglia e Bonaventura, due veterani della Serie A. Un atto di riconoscenza, in quella famosa estate del 2018. Quest’estate in cui il difensore decise di rinnovare nonostante una sorte incerta, a dir poco. Un patto col Diavolo, in quel momento senza proprietario, senza coppe e senza garanzie.
Ne sono passati di figure, figurine e figuranti, ma Alessio – nonostante la giovane età e un passato tutto capitolino – ha sposato la causa milanese e milanista, dimostrando grande maturità, attaccamento e senso d’appartenenza. Valori non scontati per un ragazzo di oggi. L’unico neo in questa favolosa storia d’amore – a parte il biglietto per la Champions non ancora staccato – è il mancato salto di qualità. Romagnoli infatti è ancora considerato un grande prospetto, futuro del Milan e della Nazionale, non riesce ancora ad apparire come giocatore fatto e finito, come una certezza. Bensì come il giovane che può e deve ancora crescere e migliorare.
La colpa non è certo sua. Come detto dal DT rossonero – e suo predecessore, come centrale e come capitano – Paolo Maldini, lui stesso non sarebbe diventato quello che poi ha rappresentato per il Milan e nel mondo se al suo fianco non avesse avuto Franco Baresi, Costacurta e Tassotti. Se non avesse avuto on spogliatoio gente come Ancelotti, Donadoni, Galli e Massaro. Si diventa campioni passando dai campioni e purtroppo Alessio accanto a sé ne ha visti passare pochi, forse nessuno se non consideriamo Ibra, appena arrivato. Parliamo di campioni e non di gente “che sposta gli equilibri”…