Continua il procedimento giudiziario ai danni di Robinho. Dopo che il Brasile ha negato l’estradizione, ora l’Italia ha chiesto che venga eseguita nel Paese sudamericano la pena di 9 anni di reclusione per l’attaccante, tra le altre, del Milan, dopo la condanna per abusi sessuali nei confronti di una giovane albanese il 22 gennaio 2012 a Milano. Ora il ministro della Giustizia Nordio e il Governo guidato dal premier Giorgia Meloni hanno inviato una richiesta formale al Brasile, chiedendo quindi che venga eseguita la sentenza.
La domanda è stata inviata lo scorso 31 gennaio attraverso i canali diplomatici e il destinatario è l’ambasciata italiana a Brasilia che la trasmetterà al loro Ministero della Giustizia e della sicurezza pubblica, lo stesso che ha alzato disco rosso sull’estradizione. Con due differenze sostanziali: l’atto è diverso e il presidente pure. A Bolsonaro, con il quale l’ex attaccante del Milan si era apertamente schierato, è subentrato Lula. Ci sarà un cambio di rotta? È presto per dirlo: “Al momento non abbiamo avuto alcuna risposta“, fanno sapere da via Arenula. Un segnale c’era stato in gennaio, quando il ministro della Giustizia brasiliano, Flávio Dino, si era detto possibilista: “Robinho può scontarla qui, ma la questione dev’essere trattata dall’organo centrale per le cooperazione giudiziaria. È legale, non politica“.