Il Milan è pronto alla grande notte. Il Diavolo affronterò un Real Madrid ferito nell’orgoglio, in debito di coscienza con il popolo del Bernabeu che il 26 ottobre lasciò lo stadio anzitempo dopo aver assistito incredulo ai quattro gol del Barcellona. Come evidenzia l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, è un Milan che ha vinto una sola delle ultime sette trasferte di Champions che sfida un Real imbattuto nelle ultime quindici partite della massima competizione europea per club.
A dare un briciolo di leggerezza ai rossoneri c’è la convinzione che la qualificazione non passa comunque dal Bernabeu: con tre punti in cascina, il Milan, facendo bottino pieno negli ultimi quattro match che affronterà da favorito, avrebbe la certezza dei playoff, per lo meno. Stasera conterà di più la prestazione, conterà come uscirà dal Bernabeu, perché una brutta sconfitta avrebbe dolorose ricadute su Fonseca, tornato sotto la lente dopo lo scivolone casalingo con il Napoli, e soprattutto sull’umore della squadra chiamata già a rincorrere la zona Champions in campionato.
Come ha ricordato anche ieri Ancelotti, il Milan ha valori importanti, magari non ancora espressi a pieno, a patto di dare il massimo delle proprie potenzialità. A cominciare dalla difesa: serviranno attenzione e concentrazione dal primo minuto contro i marziani in maglia bianca. Ieri Fonseca ha collaudato una variante del 4-2-3-1 con Theo più alto e Musah a destra per proteggere il lato che potrebbero assaltare Mendy, Mbappé e Vinicus: una sorta di 3-4-3 più contentivo. Ma il Milan non dovrà restare solo chiuso dietro, perché 90’ in difesa al Bernabeu non passano mai.
Leao è il più atteso: davanti a tanti reduci dal Pallone d’oro, lui che al massimo è arrivato 14°, deve dimostrarsi alla loro altezza, almeno per una notte. In che modo? Essendo decisivo come Vinicius e impegnarsi senza palla come Bellingham. Il precedente da seguire è quello di Pato il 21 ottobre 2009, una doppietta in velocità, per regalare al Milan di Leonardo l’onore della prima storica vittoria al Bernabeu. L’altra freccia all’arco di Fonseca è Morata, che ha l’esperienza e la qualità tecnica per impensierire una coppia centrale che regala spesso qualcosa. Tra l’altro, Alvaro, avvelenato dalle numerose critiche ricevute in patria, muore dalla voglia di piazzare lo scherzetto italiano.