La situazione epidemiologica in Italia non è critica come in altri paesi europei, ma certamente merita attenzioni e riflessioni. All’intento di esse ci finisce anche il mondo del calcio come inevitabile che sia. L’ultima settimana è stata a dir poco complicata, tra catene decisionali da chiarire a livello federale e nuovi casi scoperti giorno per giorno.

Tuttavia l’agitazione che si respira nel nostro paese, pare essere sproporzionata se paragonata al resto del continente. In Francia il PSG ha giocato attingendo a piene mani dalla Primavera nelle primissime giornate, senza grossi drammi ed in linea di massima le positività si stanno riscontando anche in Spagna, Germania ed Inghilterra, ma non hanno generato le polemiche e perplessità che stiamo sentendo da governo, federazione e presidenti di Serie A.

Al netto di tutto, viene naturale pensare tuttavia che inserire la pausa delle nazionali, in un calendario già molto fitto, sia una forzatura che forse non potevamo e non possiamo permetterci. Il sistema post lockdown di separazione stagna delle competizioni poteva essere una soluzione.

Calendarizzare i campionati, facendoli finire quanto prima. Organizzare successivamente una bolla per le due Coppe europee ed un’altra bolla dedicata all’Europeo. Con questo sistema ci sarebbe stata la possibilità di minimizzare viaggi e trasferte dei calciatori, mantenendole a livello nazionale in una prima parte dell’annata, senza espandere i potenziali contagi a macchia d’olio, che in questo momento invece sono su scala globale.

Si è pensato a come concludere la stagione 2019/2020, senza minimamente ipotizzare scenari per la 2020/2021. Si sapeva che l’autunno avrebbe portato con sé queste problematiche. Come sia possibile che sia stato pensato solo un calendario standard resta davvero un mistero.