Quando vinci una partita come quella di ieri, facendo sembrare il Bologna dell’ex Sinisa Mihajlovic una squadra di categoria inferiore – cosa che non è assolutamente, visto che solo qualche giorno fa ha battuto in rimonta l’attuale seconda in classifica di Serie A – è quasi impossibile non attribuire meriti a tutte le componenti attuali del Milan. A maggior ragione se il 5-1 di San Siro ha portato a 20 i punti conquistati nelle otto partite post-lockdown. Tantissime le note positive: una condizione fisica impressionante (già un mese fa chi vi scrive disse che poteva diventare il fattore determinante); un Saelemaekers passato da oggetto misterioso a pedina che si incastra benissimo nello scacchiere; una diga di centrocampo Kessié-Bennacer insuperabile e col vizietto del gol; le riserve che entrano e danno il loro apporto; Rebic ed Hernandez ormai top players; un Calhanoglu che, messo nella sua posizione, dispensa qualità in continuazione.
Pioli e la squadra una cosa sola
Insomma, sarà pure un “calcio diverso” secondo alcuni soloni sparsi qua e là, ma il Milan è senza dubbio la migliore squadra italiana del dopo Covid, insieme all’Atalanta di Gasperini. Ciò che balza agli occhi – e che a mio parere è ciò che più rende i meriti a mister Stefano Pioli – è che allenatore, staff tecnico e squadra nella sua interezza sono ormai diventati una cosa sola. Il tutto in una situazione societaria fatta di incertezza, spaccature, voci anticipate sul futuro, addii e convivenze forzate. In tal senso, sono state emblematiche le parole di Hakan Calhanoglu subito dopo il fischio finale: “Pioli mi ha cambiato tanto, mi lascia giocare come voglio, libero senza fare casino, parla con me sempre anche fuori dal campo, mi aiuta tanto e sono contento. Gioco anche per lui, è una persona molto importante non solo per me ma anche per la squadra. Siamo contenti di avere un allenatore così”.
Non depauperare questa amalgama
A questo punto, verrebbe da dire: è necessario la prossima stagione attuare l’ennesima rivoluzione tecnica e liberarsi di un allenatore che – al netto del piccolo mugugno di ieri di Zlatan Ibrahimovic – ha creato un rapporto solidissimo con tutti gli elementi della sua rosa? Questa mattina, Il Corriere della Sera ha riportato in auge l’ipotesi di tenere Pioli come allenatore e inserire Rangnick nel ruolo di direttore tecnico. Sarebbe una sorta di “rivoluzione soft e graduale”, con Pioli che potrebbe continuare il suo percorso di crescita insieme alla squadra e Rangnick che si inserirebbe coi tempi giusti in un calcio, quello italiano, per lui sconosciuto. Chi deve decidere, deciderà: in ogni caso, è bene non depauperare quello che si sta costruendo, un’amalgama perfetta che al Milan non si vedeva ormai da tempo immemore.