Saga di San Siro, nuovo capitolo. Il Consiglio Comunale di Milano ha approvato un atto di indirizzo per quella che sarà la nuova casa di Milan e Inter. Con 27 voti a favore (tra cui il sindaco Sala), 14 contrari e un astenuto, è stato dato il via libera e sono state dettate le nuove importanti condizioni: un passo avanti all’apparenza molto importante per quanto riguarda il tema tanto discusso negli ultimi mesi, ovvero il nuovo San Siro, il tanto agognato stadio di cui le milanesi hanno tanto bisogno per “svecchiarsi” e avvicinarsi alle grandi realtà europee.
San Siro 2.0: le nuove disposizioni
Il progetto, secondo le indicazioni di Palazzo Marino, dovrà essere rivisto in termini di capienza. Dai 60 mila posti previsti inizialmente si dovrà aumentare a 70 mila per evitare un caro biglietti che aveva destato preoccupazione tra i tifosi. Un altro punto riguarda l’area verde, che passerà dal 18% al 50% e vedrà una maggiore distanza dalle case. Inoltre è stata ufficializzata la proposta di mettere a disposizione 40 milioni di euro per la riqualificazione del quartiere fuori dall’area, intorno a piazzale Selinunte.
San Siro e la “minaccia” vincolo
Adesso toccherà alla Giunta confermare l’interesse pubblico, con il progetto che verrà inserito nel Piano Triennale delle Opere pubbliche con la votazione che avrà luogo il prossimo autunno. Incombe però minacciosa l’ombra di Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura intenzionato a chiedere il vincolo architettonico per San Siro, mossa che di fatto bloccherebbe le ipotesi di demolizione della struttura e manderebbe nuovamente tutto quanto al macero.
Cardinale e il progetto stadio
Una cosa è certa: di tempo se n’è perso già fin troppo ed è ora che RedBird prenda una decisione in un senso o nell’altro. Ben venga un nuovo stadio lì dove ora sorge il Meazza, ma se ci saranno nuovi intoppi (e qualcosa lascia presagire che sarà così) Gerry Cardinale dovrà prendere la sacrosanta decisione di abbandonare l’idea di un nuovo San Siro e optare per la soluzione Sesto San Giovanni. Pensare a una casa del Milan fuori da Milano può sembrare eresia, ma restare ancorati al romanticismo in questo caso sarebbe solo dannoso.
Dalle parole ai fatti
Mentre le big d’Europa pensano a rendere ancora più moderni e all’avanguardia stadi già di proprietà e di fondamentale importanza per il sostentamento dei club, a Milano si arranca ancora appresso a un progetto che rischia di diventare vecchio senza nemmeno essere stato realizzato. Ecco perché la nuova proprietà deve sottrarsi al più presto da questo bailamme e rimbalzo di responsabilità che non portano a nulla se non ad allungare il brodo e a rimandare all’infinito qualcosa di necessario: voltare pagina e salutare l’amato ma ormai sorpassato San Siro.