Intervenuto a Basement Café, talk show di Lavazza, Alessandro Nesta ha parlato di tutta la sua carriera raccontando aneddoti molto interessanti.
“In poco tempo la Serie A è arrivata ad essere un campionato povero, gli stadi che fanno schifo sono il primo problema. In Italia se vai allo stadio lo fai solo per passione, all’estero no. La mia vita è cambiata nel giro di un anno è mezzo, devi essere pronto ma in realtà non lo sei mai. Io ho sempre vissuto la mia carriera con semplicità ed una vita normale. Sono stato male quando ho smesso, quell’adrenalina che mi dava San Siro era una droga e adesso che non ce l’ho più mi manca. All’inizio ero centrocampista, poi ho fatto il terzino. Le ultime partite di una stagione ho giocato centrale, l’anno dopo alla Lazio arriva Cragnotti e quando gli chiedono chi avrebbe comprato in difesa dice “Ho quel ragazzino, gioca lui”, indicando me.
Al Milan hanno ricominciato a fare le cose fatte bene, finalmente dopo anni bui. Sono arrivate persone serie. Maldini, non perché è mio amico, è un ragazzo in gamba, sa fare calcio, è stato un campione al di sopra di tutti noi. Lo riconosciamo tutti come un essere superiore. È una persona intelligente, hanno trovato l’allenatore giusto, lo hanno voluto, lo hanno protetto e accompagnato in tutte le cose ed hanno avuto i risultati.
Una volta a Milanello, chi rimaneva non andando in Nazionale, abbiamo organizzato Italia-Brasile 6 contro 6 con le magliette della Nazionale. Ronaldo ci ha umiliato. Alla fine litigavamo tra di noi per la frustrazione, soprattutto io e Ambrosini. Litigavo spesso anche con Seedorf. Il nostro è uno sport ad alta tensione. Per tre volte ci siamo alzati nello spogliatoio per picchiarci. Lui è duro e muscoloso. Ora siamo come fratelli, una volta mi ha lasciato suo figlio per tre giorni, gli voglio bene ma in quei momenti non ci capivamo. Litigavamo per tutto, lui diceva A e io dicevo B, il mister diceva una cosa e lui un’altra e io impazzivo. Poi dopo le partite volano parole nello spogliatoio ma in campo dai il sangue l’uno per l’altro.
Istanbul? Nello spogliatoio all’intervallo non stavamo festeggiando ma litigammo. Li avevamo distrutti nel primo tempo. Benitez cambia perché ha paura di prenderne altri. Kakà andava a duemila, Crespo e Sheva pure. Nello spogliatoio c’è stato qualche screzio. Nella ripresa dopo il primo gol iniziamo ad avvertire che questi ci iniziavano a credere, Gerrard era ovunque. Hanno fortuna quando si fa male Kewell ed entra Smicer. Tra il primo e il secondo gol abbiamo avuto paura. Ci sono alcune partite dove appena non va qualcosa perdi. Se rigiochiamo altre cinque volte quella finale la vinciamo sempre, eravamo fortissimi ma è stata una lezione.
Torniamo in finale nel 2007 per quella partita. In estate eravamo depressi, Gattuso voleva andar via perché non riusciva a giocare. Io ogni mattina che mi svegliavo pensavo a quella partita. Quando ci siamo rivisti abbiamo pensato che dovevamo tornare in finale. Il destino ha voluto che incontrassimo di nuovo il Liverpool e abbiamo vinto giocando cento volte peggio“.
