Andriy Shevchenko è stato intervistato sul palco del Festival dello Sport di Trento, organizzato dalla Gazzetta dello Sport. Il grandissimo attaccante ucraino ha avuto modo di trattare diversi argomenti, e MilanPress.it è stato presente all’evento grazie all’inviata Giada Dall’Asta, la quale ha realizzato queste immagini.
Il Pallone d’Oro: “Ero un sogno che coltivavo da bambino, fin da quando andavo allo stadio e facevo il tifo per i miei idoli che il Pallone d’oro l’avevano vinto, Oleg Blochin e Igor Belanov. Quando Ariedo Braida venne a farmi firmare il contratto mi regalò una maglia e mi disse: ‘Tu con questa maglia vincerai il Pallone d’oro’. Era scritto nel destino“.
Il rigore di Manchester: “Quei pochi metri che mi separavano dal pallone sono stati i più lunghi della mia vita. E’ stato un tempo eterno, e poi velocissimo: ho realizzato il mio sogno“.
Il Milan: “Il Milan l’ho amato da subito. Per me il Milan è sempre un grande Milan. Il gol più importante per me è il rigore di Manchester nella finale di Champions League. Per entrare nella storia di questo club devi per forza vincere la Champions League. È una squadra speciale, e lo capisci dal primo momento in cui arrivi. Al Milan non ho avuto nessun tipo di problema a livello di ambientamento. Specie nei primi mesi i miei compagni mi hanno aiutato tantissimo, non sono mai stato lasciato solo. Il mio primo compagno di stanza fu Ambrosini e riuscii a comunicare sin da subito. Le prime piccole parole in italiano, le prime conversazioni. Anche Costacurta mi accompagnava agli allenamenti e Billy è stato fondamentale perché da lui ho imparato tantissimo“.
Il suo gol più bello: “A Roma, era gennaio, quando abbiamo vinto 2-1, assist di Clarence Seedorf. Quel gesto tecnico aveva un coefficiente di difficoltà molto alto“.
I suoi avversari: “Di Totti ho sempre ammirato il suo amore per la Roma, un qualcosa di speciale. Bobo Vieri? Un campione, meno quando è venuto all’Inter (risate). Batistuta è prima di tutto una persona perbene, di lui mi piaceva l’eleganza e la potenza. Del Piero? Un genio. Cordoba era un ragazzo dolce, che quando ti picchiava ti diceva: mi dispiace“.
L’altra passione sportiva: “Mi sono sposato in un campo di golf. Il golf è la mia grande passione. Ho giocato anche con Djokovic, ma sono più forte io“.
La sua Ucraina: “Quando giocavo in Nazionale, era sempre un onore rappresentare il mio paese. Quando è cominciata la guerra ho avuto paura per la mia famiglia, per i miei amici. E subito dopo ho pensato che davvero c’era la possibilità che l’Ucraina non esistesse più. Questo pensiero mi ha gettato nello sconforto, per questo oggi sento una grande responsabilità per questo mio incarico. Ma noi ucraini non molliamo. Abbiamo bisogno del mondo occidentale, stiamo insieme per tenere vivo per il nostro futuro. Lo sport può salvare, lo sport aiuta a vivere“.
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