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Zola racconta Giroud: “Intelligenza, professionalità e bravura in campo: è un punto di riferimento. I gol…”

Gianfranco Zola racconta Olivier Giroud. L’ex trequartista della Nazionale lo ha fatto ai microfoni di SportWeek, inserto settimanale della Gazzetta dello Sport. I due si sono conosciuti ai tempi del Chelsea, quando l’italiano era vice di Maurizio Sarri (2018-19). Ecco le sue parole.

Si è sempre comportato da eccellente professionista e in campo ha dimostrato il suo valore. È vero, è uno che a inizio stagione spesso viene sottovalutato: non è veloce, non ruba l’occhio con giocate spettacolari, non segna 30 gol a campionato… Però è molto intelligente, e perciò utile alla squadra. Lo ha dimostrato con noi e lo sta dimostrando col Milan. E i gol che fa magari sono pochi per essere un centravanti, ma tutti importantissimi“.

Sulle sue qualità migliori: “Ripeto: l’intelligenza e il sapersi mettere al servizio della squadra. È uno di quei centravanti amati da trequartisti e seconde punte, perché è bravissimo nel metterli in condizione di giocar bene ed essere pericolosi. Olivier non esige per sé il ruolo di protagonista a tutti i costi, sa fare da “spalla” per gli altri. Hazard adorava giocare con lui proprio per la sua abilità nel fare da sponda: il belga gli girava intorno e traeva beneficio dai suoi movimenti e dai suoi tocchi. È intelligente dal punto di vista tattico – continua Zola –, molto abile nell’entrare nell’azione d’attacco e quindi a giocare d’appoggio ai compagni. Non è un finalizzatore e basta. Chiaro, se vuoi puntare sul contropiede non sarà mai il tuo “nove” ideale, perché non è abbastanza veloce. Ma se vuoi sviluppare un gioco d’attacco manovrato e vuoi un riferimento centrale cui appoggiarti e intorno al quale far ruotare i compagni, lui è il numero uno. È bravissimo nel proteggere la palla con l’avversario alle spalle, permettendo ai compagni di salire. Il classico giocatore utile alla causa“.

Sulle doti da centravanti: “È molto bravo nel calciare, al volo e da fermo. Prima ancora, è molto bravo nel procurarsi lo spazio per farlo. Al Chelsea era uno di quelli che a fine allenamento si fermava a tirare: nel gruppetto c’ero anch’io e devo dire che nel confronto non sfigurava“.

Sulla persona: “Con noi non si è mai lamentato quando non giocava. Non ha mai creato problemi, era sempre positivo. Un comportamento esemplare. E parliamo di un giocatore di spessore internazionale, un leader nello spogliatoio, vincitore di un Mondiale: avrebbe avuto qualche ragione nel pretendere una maglia“.

Sul loro rapporto: “Per un allenatore, Giroud è un punto di riferimento, perché sempre equilibrato, nel modo di fare e di parlare. È capitato più di una volta che ci confrontassimo, quando lui si aspettava di giocare e veniva a sapere invece che sarebbe finito in panchina. Veniva a chiedermi spiegazioni, invitandomi a passare il suo messaggio a Sarri, ma lo ha sempre fatto in maniera educata e rispettosa. In una parola: corretta. Tutti i giocatori, giustamente, pensano anche ai loro interessi e vogliono sentirsi protagonisti. La differenza, nel caso di Giroud, sono stati appunto i modi“.

Sul suo ambientamento rapido a Milano: “Non avevo dubbi che ci riuscisse. Era la persona adatta ad alternarsi con Ibra e il giocatore perfetto per il tipo di gioco che vuole fare Pioli“.

Sulla bravura nel colpo di testa: “È molto bravo perché è alto e grosso e quindi è molto difficile spostarlo. Poi è abile a farsi trovare sui cross nella posizione migliore per colpire. Ma non è il più forte perché non salta tantissimo“.

Su Chelsea-Milan: “Il peso sarà tutto sulle spalle degli inglesi, che, un punto nelle prime due partite del girone, non possono più sbagliare. Il Milan giocherà con maggiore tranquillità, e potrebbe essere un fattore decisivo, perché i rossoneri, quando giocano in serenità e leggerezza, esprimono al meglio le loro qualità. Hanno giocatori creativi e che attaccano bene il campo. Soprattutto a sinistra, con Leao e Theo. Se il Milan ha campo davanti diventa pericolosissimo. Chelsea? La squadra ha cambiato allenatore e si sta riorganizzando e questo può essere un altro elemento a favore del Milan. Ma rimane una delle squadre migliori al mondo, che gioca nel campionato più importante e qualitativo di tutti. Di sicuro sarà una partita bellissima. Tutte le squadre che giocano in Premier partono avvantaggiate sugli avversari, perché quello inglese è un campionato che ti prepara meglio perché è più “alto” rispetto agli altri: nel ritmo e nella qualità tecnica media. E questo ti dà un vantaggio indubitabile, lo stesso che avevano i club di Serie A nei confronti degli altri tornei durante gli Anni 90. Ma il Milan è alla seconda partecipazione consecutiva in Champions, gioca a sua volta un calcio dinamico e aggressivo, e questo potrebbe ridurre la differenza dal punto di vista atletico. Resta il fatto che appena un anno fa il Chelsea vinceva la Champions, parliamo quindi di una squadra con una caratura internazionale in questo momento superiore ai rossoneri“.

Sull’intensità diversa del calcio italiano e di quello inglese: “Siamo storicamente diversi dagli inglesi. Loro hanno sempre puntato su corsa e aggressione dell’avversario, a volte a discapito della tattica, in cui noi invece siamo maestri. Ma con l’avvento di grandi allenatori stranieri gli inglesi hanno alzato di molto anche il loro livello tecnico-tattico, e la fusione di atletismo e qualità ha dato vita a una miscela vincente. Senza dimenticare che la Premier è il campionato che può spendere più di tutti; e, quando puoi spendere tanto, prendi il meglio, come allenatori e giocatori. Preparazione diversa? Viene fatta in funzione di quello che ti aspetta la domenica, quindi va da sé che gli inglesi si allenano per andare sempre più forti e veloci. I loro allenamenti hanno ritmi diversi dai nostri, dettati dalle necessità imposte dalla partita. Rispetto a noi, meno palestra e più frizzanti partitelle a tutto campo. Noi sacrifichiamo un po’ di intensità in favore della teoria e della didattica. Ma la preparazione atletica è solo una delle ragioni, non l’unica, se in Premier si gioca più veloce che da noi. In Inghilterra si vuole vincere, più che non perdere. Sei più libero di testa. Preferiscono rischiare, anche a discapito di qualche errore di posizione. Non sempre è giusto, ma è così“.

Milan: Olivier Giroud (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Olivier Giroud (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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