Alla fine tutto si riduce a questo: è tutta una questione di responsabilità. Il mese di maggio sta per finire e con esso anche la stagione del Milan. Sta per finire l’avventura di Stefano Pioli, stanno per finire le avventure di Olivier Giroud e Simon Kjaer, ma soprattutto sta per finire il tam-tam mediatico sul nuovo allenatore. Tranquilli, poi inizierà quello sul mercato.
Presumibilmente all’inizio della prossima settimana il club annuncerà la nuova guida tecnica che dovrebbe essere Paulo Fonseca, stando alle ultime indiscrezioni riportate in maniera quasi unanime. È indubbio che non sia uno dei tecnici ambiti dalla piazza, è indubbio che non scaldi le fantasie dei tifosi. Qualora la dirigenza, o meglio il team di lavoro, prendesse davvero questa decisione, allora lo faccia in modo convinto e chiaro. Si assuma la responsabilità e chiarisca all’ambiente i motivi per cui si sia optato per quest’allenatore e non per gli altri liberi in questo momento, caldeggiati da tifosi e non solo.
La comunicazione finora è stata poco chiara, a più riprese e a più livelli: d’ora in poi non potrà più essere così. In un clima diventato sempre più pesante col passare dei mesi, c’è bisogno di garanzie, c’è bisogno di mettere la faccia.
È tutta una questione di responsabilità, dicevamo. Sì, perché la sensazione prevalente è quella che a questa squadra servisse una figura in grado di mettere i giocatori, quelli più importanti, dinanzi ad un bivio. Non una figura, per intenderci, che possa coprire gli alti e bassi di queste ultime stagioni. Non un capro espiatorio, ecco. Un uomo di carattere, capace di responsabilizzare i cosiddetti leader del gruppo, visti anche gli addii di compagni ben più navigati. Elementi che talvolta hanno dato l’impressione di vivacchiare o di subire certe pressioni. La prerogativa nella scelta del nuovo allenatore sembra essere l’esatto opposto.
A questo punto la domanda è una sola: Milan, sei pronto ad assumerti la responsabilità delle tue azioni, nel bene e nel male? Per giudicare l’operato si dovrà attendere il campo. Per giustificare le scelte, invece, si attendono atti concreti.