L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport dedica un focus a tre big che affronteranno le squadre italiane in Champions League: il Chelsea per il Milan, il Bayern Monaco per l’Inter e il Liverpool per il Napoli. Squadre, queste, accomunate dal fatto di avere allenatori tedeschi, cresciuti nella scuola di Colonia.
Per quanto riguarda Tomas Tuchel, avversario del Milan, lo scorso anno ha incontrato Arrigo Sacchi al Festival di Trento. Lo scambio di cortesie è diventata un’elaborata analisi tattica su una tovaglia, con i bicchieri posizionati e spostati come se fossero giocatori. «Il Milan ha fatto capire a ogni tifoso della terra, me compreso, quanto possa essere bello il calcio», ha detto ieri riferendosi a Sacchi e ai suoi successori. Tuchel non ha mai giocato ai massimi livelli, ed in Germania li chiamano “Laptop Trainer”, allenatori istruiti al computer, precursori anche dell’uso dei dati statistici, e non costruiti con l’esperienza sul campo. Ma un’altra etichetta è quella di “Taktik Nerds”. Tuchel ha studiato Economia aziendale, gli è servita per la gestione del gruppo anche se certe volte la convivenza con alcune stelle non è ottimale, per usare un eufemismo. Chiedere a Romelu Lukaku, per esempio. Sulla focosità poi si hanno notizie recenti, vedi la lite con Antonio Conte dopo Chelsea-Tottenham.
Allenamenti innovativi, sistemi che migliorano i giocatori, ma anche relazioni personali problematiche. La Champions League del 2021, sottratta al Manchester City di Pep Guardiola in finale, è stata il suo capolavoro, anche perché era arrivato da Parigi soltanto a fine gennaio: il suo calcio ha tratti ben riconoscibili, con costruzione dal basso, controllo del gioco, cercare di far allungare gli avversari o di comprimerli in un settore per poi cambiare gioco improvvisamente dall’altra parte. Con la rapidità di esecuzione e di movimento, Tuchel può anche fare a meno del centravanti classico. Tenere il connazionale Kai Havertz – decisivo sia in finale di Champions League 2021 contro il City con un suo gol, che nella finale del Mondiale per club contro il Palmeiras – come prima punta è la dimostrazione più lampante. La capacità di leggere il gioco di alcuni suoi interpreti fa sembrare semplice una manovra che diventa difficile da bloccare.