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Tonali: “Senza determinazione e voglia di riscatto non puoi sfondare. Pioli mi ha martellato, ma…”

Sandro Tonali ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano La Repubblica. Dal Milan alla Nazionale: ecco tutte le sue dichiarazioni.

Sull’emozione di avere Ibra in spogliatoio: “Fortissima: in un attimo passi da tifoso a compagno, due cose completamente diverse. Devi saperle gestire e scindere, all’inizio resti a bocca aperta e rischi di deconcentrarti. Ci sono riuscito dopo il primo mese“.

Su quali miglioramenti siano arrivati grazie a Pioli: “Mi mancava l’1% che mi faceva stare dentro il gruppo. Lui mi ha martellato sul lavoro, glielo devo riconoscere, avevo passato un anno difficile e abbiamo fatto come se non ci fosse stato. Tenere duro non è solo una mia caratteristica, è una dote necessaria nel calcio. Senza determinazione, senza voglia di riscatto, non puoi sfondare“.

Sulle prossime due gare, cruciali per lo scudetto: “Dentro ogni partita ce n’è sempre un’altra, si è visto lunedì. Con la Juve sarà diversa: la sconfitta con lo Spezia non cambia il nostro approccio, fatto di forza e lucidità. Anche se non lo vogliamo dire, sappiamo che le prossime sono due partite fondamentali“.

Sull’errore di Serra in Milan-Spezia: “Non possiamo tornare indietro: fa male, erano 3 punti essenziali. Però non è un episodio che ci cambierà“.

Sull’aiuto che dà la Champions: “Tanto. Alza i ritmi di gioco, ti costringe a un’intensità, diversa dal campionato, che tu poi ti ritrovi per le partite successive. Il difficile è mantenerla per tutta la stagione“.

Sui paragoni con Gattuso, Pirlo, Modric, Iniesta: “Mi riferivo, più che al singolo giocatore completo, a qualche caratteristica di ognuno“.

Sull’essere il centrocampista moderno: “Da inizio stagione lavoro molto sulle due fasi, offensiva e difensiva. Non mi sono mai cronometrato, ho visto distrattamente qualche analisi contro la Fiorentina: diciamo che sono un falso lento“.

Sulla similitudine con Baresi: “Lo so, l’8 maggio 1960. Non ne ho mai parlato con lui, ma me l’avevano fatto subito notare e mi è rimasto in mente. In effetti mi lusinga. Sotto alcuni aspetti le origini aiutano: quando entri in ambienti nuovi come Milanello, hai una concentrazione diversa. Sono difficoltà che non incontra chi è cresciuto nel Milan o in una città grande. Ma io sono uscito da tempo dalla campagna, non potrei più tornare indietro“.

Sull’importanza di Internet: “Ormai Internet e i social sono davvero la base. A parte i calciatori, col web c’è chi ci vive e ci lavora. Non possiamo più farne a meno. Coi social qualsiasi persona è più attrezzata e informata, sa dove girarsi. I social hanno una parte buona. Poi si possono avere opinioni diverse, io rispetto quelle di tutti“.

Sul Mondiale ogni due anni: “Ne parlavamo nell’ultimo ritiro a Coverciano, il progetto ha pro e contro: più presenze in Nazionale, che è il sogno di ogni calciatore, ma tanti impegni e meno giorni di riposo. La bellezza di un Mondiale è anche averlo ogni 4 anni: aspetti tantissimo quel momento e lo assapori“.

Sulla sua infanzia: “Mi hanno quasi cacciato dall’oratorio. Ero uno dei più piccoli, per come è andata, è stato un bene così. Poi Milano, quartiere Barona. Io sono figlio della scuola calcio e non lo dimentico: dà più insegnamenti tecnici e tattici. Però quello di strada è un calcio naturale, ora ci vuole più tempo per tirare fuori certe doti“.

Sull’importanza del calcio, anche con gli stadi vuoti: “Lo abbiamo capito in quella fase: c’era il lockdown, c’era il Covid. E c’era il calcio, fondamentale per la gente. Le partite, con le giuste precauzioni che ancora stiamo prendendo, hanno contribuito a una vita meno pesante“.

Sul lockdown con la sua fidanzata Giulia: “Prima stavamo poco tempo insieme e abbiamo vissuto ogni giorno accanto: ad alcuni può fare piacere, ad altri meno. A me è andata bene“.

Sulla racchetta regalatagli da Sinner: “Non l’ho usata ancora, non sono bravissimo a tennis“.

Sulla questione Djokovic: “Ho seguito poco, ma ho capito che è difficile praticare sport agonistico o fare certi tipi di lavoro, senza precauzioni adeguate“.

Su Gallinari, suo quasi concittadino: “Con Danilo ci sentiamo, guardiamo le rispettive partite. Lui è milanista, ci siamo scambiati la maglia“.

Un aneddoto del suo passato: “Nelle partitelle 5 contro 5, che finivano magari 10-10, io ero attaccante ma facevo più assist che gol. Così mi hanno spostato più dietro. Quando andavo ad allenarmi a Milano e mi portavano i miei genitori, c’era anche mio fratello, 3 anni più grande. Mi ha aiutato tanto averlo accanto“.

Sul ricordo del primo Milan-Juve a San Siro con suo papà: “Ero troppo piccolo. Ma ricordo con la Lazio un gol a giro di Kakà, tornato al Milan“.

Sull’Europeo saltato: “Sapevo che non sarei rientrato tra i convocati, dopo la mia annata. Non l’ho presa come bocciatura, ma come stimolo per lavorare ancora meglio in estate. Il centrocampo della Nazionale è ricco e giovane. Dovrebbe essere sempre così, l’Italia ha bisogno dei giovani: stiamo tornando a essere un gruppo di 40 giocatori competitivi“.

Sulla sconfitta all’Europeo U19 ai supplementari contro il Portogallo: “Nel 2018: sconfitta dolorosa, ne parlavo con Rafa. Ma abbiamo dimostrato di essere una grande Nazionale. Ci scherziamo sempre: lui è un punto di forza del Portogallo, speriamo di non trovarlo devastante come in questo periodo. Io vorrei portare a nonna Biagia una mia maglietta azzurra dal Qatar, per la sua collezione. Quella del Mondiale le manca“.

Ancora colpa delle favole il trasferimento al Milan: “Nel frattempo sono andato avanti. Ma tutto è successo per colpa di una favola“.

Milan: Olivier Giroud e Sandro Tonali (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Olivier Giroud e Sandro Tonali (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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