In una nave che rischia di affondare, nonostante alcuni timidi e sporadici tentativi di salvarla, c’è un giocatore che finora si è preso la scena: Fikayo Tomori. Il difensore inglese è stato finora il giocatore più utilizzato da Stefano Pioli nel suo Milan in questa stagione con 17 presenze totali, tutte da titolare e tutte per 90′ esclusa la partita di Roma contro i giallorossi, finita anzitempo per via del cartellino rosso che lo ha costretto a vedere dalla tribuna il derby del 16 settembre terminato 5-1 per l’Inter. 1.501′ (fonte Transfermarkt), la maggior parte dei quali da leader difensivo sotto ogni aspetto.
Nel precampionato, così come nella prima uscita a Bologna, aveva impressionato in negativo per alcune amnesie sia in fase difensiva che in quella di impostazione. Dal Torino, o forse meglio dire dopo l’espulsione dell’Olimpico, la sua annata è cambiata in positivo, rendendolo uno dei migliori in quasi ogni partita rossonera e le nostre pagelle lo dimostrano: 7,5 vs Newcastle, 6,5 vs Hellas Verona, 6,5 vs Cagliari, 6,5 vs Lazio, 6,5 vs Borussia Dortmund, 7 vs Genoa, 6,5 vs Juventus, 5,5 vs PSG, 6 vs Napoli, 6,5 vs Udinese, 7,5 vs PSG, 6 vs Lecce, 6 vs Fiorentina e 6,5 vs Borussia Dortmund.
Puntuale negli interventi, prezioso in fase di impostazione, salvifico nelle coperture sui buchi dei compagni. Tutte caratteristiche gli appartengono, ma ce n’è una che ha sviluppato nell’ultimo periodo che può essere un segnale incoraggiante sia per l’ambiente che per lui stesso: il suo atteggiamento in campo è da esempio per tutti. Con questo non intendiamo dire che prima non lo fosse, ma sembra esserci stato uno switch mentale importante e una consapevolezza del ruolo all’interno dello spogliatoio.
A maggior ragione ora che il momento è sconfortante per l’emergenza difensiva (Kalulu, Thiaw, Kjaer e Pellegrino tutti infortunati), la sua figura sarà fondamentale anche per chi lo affiancherà. Tutto sembra essersi allineato per il debutto da titolare a San Siro e in Serie A di Jan-Carlo Simic, difensore centrale classe 2005, perno della Primavera di Abate. Un giocatore che, da quando è arrivato nell’estate scorsa, si è dimostrato una presenza dominante nel livello giovanile. Un giocatore che per certi versi ricorda il compagno inglese per attitudine sul campo (aggressivo e bravo nelle letture di gioco, aspetto sotto il quale è cresciuto l’ex Chelsea).
Dopo aver aiutato Kalulu e Thiaw nell’inserimento in prima squadra, ora a Tomori tocca fare lo stesso con il serbo, in condizioni di totale emergenza e di risultati tutt’altro che entusiasmanti. Sarà forse questa la sfida più grande da quando veste rossonero, ancor più dell’imporsi inizialmente da titolare, ancor più dell’aiuto nella crescita dei compagni sopracitati. Tutto si poggia su di lui, in tutti i sensi: il muro non deve crollare e deve trovare al più presto un nuovo collega che possa aiutarlo a ridare stabilità ad un reparto che da inizio annata ha subito 21 gol in 18 partite, 5 dei quali senza lui in campo. L’ultimo baluardo della difesa, l’ultimo baluardo del muro rossonero.
