Serginho ha rilasciato un’intervista ai microfoni di DAZN nella quale ha parlato del suo passato al Milan, ma anche del presente del club rossonero. Ecco le sue dichiarazioni.
Su Berlusconi: “Ho avuto la fortuna di averlo come presidente, a lui piaceva il calcio fantasia, la modernità, la legge dei prodigi. Ho avuto la fortuna di trovare un gruppo che ha capito che la forza di noi brasiliani è più la parte offensiva che difensiva, la parte di improvvisazione e del dribbling. Se togli questo, perdi il 50% della nostra qualità. Ho avuto la fortuna anche di avere Galliani“.
Sul suo Milan: “Io ho avuto un bel rapporto con tutti, Rino (Gattuso, ndr) Andrea (Pirlo, ndr), Ambrosini e Paolo (Maldini, ndr). Io e Paolo siamo come fratelli, ho avuto suo padre come allenatore e mi diceva sempre che ero come un figlio. C’è sempre stata stima con tutti. Io fin da piccolo, da quando avevo 12-13 anni, ho tifato Milan e Paolo lo vedevo come un modello anche se avevamo caratteristiche diverse: lui era più per un sistema difensivo, io ero più aggressivo. Ho imparato tanto da lui. Con Maldini, Nesta, Costacurta e Gattuso potevo permettermi di pensare poco alla copertura“.
Su Ancelotti: “Ha cambiato la vita di tanti giocatori di quel Milan. Ha la sua maniera speciale di vedere la partita e il giocatore. Capisce molto di calcio, ma con lui avevi un rapporto umano fuori dal normale e credo che quella sia stata la forza di quel Milan vincente. Dà valore ad ogni singolo giocatore. Ha una grande qualità: non è una persona permalosa. Riesce a discutere su quale sia la cosa migliore in campo per ogni singolo.“.
Su Milanello: “È una casa, abbiamo vissuto più lì che a casa nostra. Era piacevole stare lì perché eravamo come una famiglia senza problemi interni“.
Sul derby: “Il 6-0? È stata una serata speciale, nemmeno il tifoso più ottimista se lo sarebbe potuto aspettare perché era un momento delicato. È un derby unico che rimarrà per tanti anni nella storia. L’attuale striscia negativa? La sconfitta per 5-1 amplifica questo dato. Il Milan soffre tantissimo il sistema tattico di Inzaghi. Il 3-5-2 occupa tanto le fasce che è il nostro punto di forza. Non abbiamo ancora capito come uscirne, come affrontarlo, fa male. Penso però che Pioli sia un allenatore intelligente“.
Su Pato: “Era un grandissimo talento. Non si capisce tutt’oggi perché non abbia dato una prosecuzione importante alla sua carriera. Quando è arrivato al Milan si vedeva una qualità impressionante poi si è perso forse per un problema di testa per le tante distrazioni che possono esserci a Milano. Era un giocatore fenomenale, fenomenale. Peccato“.
Su Leao: “È cresciuto tanto negli ultimi due anni dopo un primo anno non molto positivo. Vedo ancora molti margini di crescita. Quando lo vedo, noto che lui è molto più calcio fantasia, spettacolo, mentre altri come lui come Ronaldo, Kakà e Ronaldinho quando puntavano l’uomo lo facevano per fare male, per fare gol. Non ha trovato ancora il suo equilibrio. Ma è giovane. È anche il giocatore principale: se vedi la partita del Milan, al 90% gioca sulla sinistra. Quando metti tutta la pressione su un giocatore, tutto diventa più difficile“.
Su Theo Hernandez: “Mi piace, ma sono più veloce io. Ha una forza fisica bestiale e una qualità tecnica impressionante. Abbiamo caratteristiche diverse: a lui piace più andare palla al piede, a me invece l’effetto sorpresa senza palla, cercavo l’uno-due“.
Sui calci di rigore e le finali di Champions: “Tirarlo è la sensazione più brutta, soprattutto in una finale di Champions League, ti passa tutto per la testa nei trenta metri tra il centrocampo e l’area di rigore. La porta diventa piccola e il portiere gigante. Devi essere concentrato al massimo per mettere la palla lì. Io ho sbagliato a Istanbul perché ho visto il portiere che ha fatto il movimento strano: ho provato a mettere più forza e la palla è andata. A Manchester la finale più bella: era da tanti anni che il Milan non vinceva la Champions e quella squadra era stata creata per vincerla. La campagna acquisti del Milan è stata importante: sono arrivati 6-7 giocatori di grandissimo livello. Il nostro obiettivo era quello dall’inizio dell’anno, infatti abbiamo fatto un campionato bruttissimo. Poi vincere contro la Juve ha sempre un sapore speciale“.
Su Maldini: “Vederlo lontano dal Milan fa molto male. Una bandiera che non fa parte del suo club non è piacevole per nessuno. Ha fatto un grandissimo lavoro da dirigente: uno scudetto e una semifinale Champions era difficile da credere. Capisco però anche la proprietà nuova, è gente che non ha la passione del calcio che abbiamo noi, è più business. Non hanno ancora l’importanza della maglia. Loro vogliono creare la loro storia, il loro percorso: Paolo era quello che bloccava un po’ il cambiamento“.