Con la vittoria di ieri a Reggio Emilia, il Milan, secondo le statistiche raccolte da OptaPaolo, è la squadra più giovane ad aver vinto uno Scudetto nell’era dei tre punti, con un’età media di 26 anni e 97 giorni, considerando tutti i giocatori impiegati nelle 38 giornate.
La freschezza, il dinamismo, finanche l’incoscienza, hanno reso possibile questo risultato da pochi – eufemismo! – pronosticato ad inizio stagione. Ma sebbene la gioventù sia stata un fattore influente, a far la differenza son stati anche i due leader di esperienza di questo roster.
Più fuori dal campo che non sul rettangolo di gioco ovviamente Ibra. Autentico capo popolo. Tornato per ridare dignità ad un gruppo da ricostruire, ha finito col portare addirittura un tricolore, sapendo entrare nella testa dei compagni e staff, e trascinando anche con qualche gol quando il fisico glielo ho concesso.
E poi Giroud. L’altro giocatore vincente di questa rosa, capace di finire la sua prima annata in A come sedicesimo marcatore, con 11 gol in 29 presenze e nonostante questo essere probabilmente l’attaccante tra i più determinanti se non proprio il più determinante di questo campionato.
Chi conosce questo sport sa che le reti segnate si pesano e Olivier ha saputo decidere le sfide più importanti e delicate. Solo per citare le principali, ricordiamo tutti la doppietta nel derby di ritorno, la rete al Maradona col Napoli è la doppietta di ieri al Mapei. Perché alla fine, per grandi traguardi come ha ricordato poche ore fa Paolo Maldini, servono gli uomini prima ancora che i calciatori.
