Il personaggio di questa settimana in casa Milan non può che essere Sandro Tonali, ma è altrettanto indiscutibile che 11 giocatori come lui non servono ai rossoneri in questo momento. La scena dell’abbraccio finale dopo la vittoria contro la Lazio con Stefano Pioli è l‘emblema della voglia di emergere di entrambi, di provare a fare qualcosa di clamoroso in un biennio di crescita incredibile. Scene che ci piacerebbe vedere da parte di tutti.
Sandro Tonali, la voglia di questo Milan che non tramonta mai
Io, personalmente, di 11 Sandro Tonali in campo non me ne faccio nulla. Io voglio che tutta la rosa abbia la voglia, la grinta, il fuoco negli occhi che ha Sandro Tonali, anche chi entra dalla panchina. Io voglio che tutta la dirigenza abbia lo spessore, l’agone, di Sandro Tonali. Io voglio che chiunque ruoti attorno alla maglia rossonera faccia come l’ex centrocampista del Brescia. Che abbia fame, in sostanza.
L’esempio di Ibrahimovic
Guardate ad esempio Zlatan Ibrahimovic: uno che in carriera ha vinto dappertutto e qualsiasi trofeo (ah, già, vero, gli manca la Champions League :-D)) ma che all’alba dei 41 anni mantiene una lucidità incredibile, capisce e sa benissimo dove si trova Tonali e lo serve con un colpo di testa millimetrico. E poi corre, assieme al numero otto rossonero, per un’immagine che ricorda molto quanto accaduto, nell’ormai lontano 2011, con Rino Gattuso. Guarda caso, anche in quel momento segnò il numero otto del Milan, sempre su assist dello svedese. Un giocatore, proprio come Tonali, più intento a far legna che ha segnare reti decisive.
Quattro partite, un solo sogno
Ora non restano che le ultime quattro partite. Certo, il coltello dalla parte del manico ce l’ha l’Inter, che se dopodomani batterà il Bologna nel recupero di questa gara fantasma, rinviata per mesi, supererà di nuovo in classifica i rossoneri per un punto. Ma in casa Milan deve esserci una convinzione assoluta: se i nerazzurri vorranno confermare il titolo di campione d’Italia, dovranno farlo fino alla fine, dovranno davvero sudarselo. Non come l’anno scorso, quando i giochi si chiusero praticamente ad aprile, ma fino all’ultimo minuto. D’altronde c’era chi diceva, fino a poco tempo fa, «fino alla fine». Tifosi juventini, prestateci un attimo questo motto, poi ve lo restituiamo.