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Sacchi: “A Milano, più nel Milan che nell’Inter, c’è mentalità vincente. I rossoneri possono essere competitivi in Europa”

Lo storico tecnico rossonero Arrigo Sacchi ha rilasciato un’intervista ai microfoni sia del Corriere della Sera che della Gazzetta dello Sport dopo la sedicesima giornata di Serie A, la prima dopo la sosta. Ecco il suo commento sulla prestazione del Milan e sulle prospettive future.

A Milano e a Torino c’è una mentalità vincente. A Milano più nel Milan che nell’Inter, che pratica un calcio tattico, con una prevalenza del non gioco, dove si confida nel singolo o nel contropiede“.

Sul Milan: “La cosa importante è la compattezza, senza la quale non ci sono sinergie, collaborazione, comunicazione e interiorizzazione. Le distanze sono fondamentali. È un blocco che si muove avanti e indietro: il Milan quando lo fa, nasconde quello che non è stato capace di nascondere il Napoli: perdere un po’ di autostima significa cominciare ad avere più paura che coraggio. Acquisire una mentalità vincente non è facile. Questi ragazzi hanno compiuto un capolavoro l’anno scorso e stanno cercando di ripetersi: dovranno fare qualche sforzo per essere un collettivo. C’è poi un’altra valutazione“.

Su come fare la storia: “Il Milan, mio e di Capello, ha stupito tutti, creando un grande collettivo. Ma quel Milan c’era per il club che aveva alle spalle: con la sua storia, la sua visione, il suo stile. Il club viene prima della squadra, così come la squadra viene prima del singolo. Le racconto un aneddoto: ero nelle Marche a presentare un libro, in una cittadina che era stata colpita dal terremoto. Un uomo, tra le cose che aveva salvato dalla sua casa, aveva la prima pagina dell’Equipe del giorno dopo la nostra vittoria sulla Steaua in Coppa Campioni, nel 1989: ‘Usciti da un altro mondo’ era il titolo. Tutti si aspettavano che dopo il primo gol, tornassimo indietro a difendere. Invece ci siamo fermati dopo il quarto gol: quando hai autostima in quello che fai, non ti fermi mai. Se fai un gol e lasci il gioco agli altri non credi in quello che stai facendo. E le vittorie senza bellezza restano negli almanacchi, ma non nella testa delle persone“.

Su Pioli e la prestazione di Salerno: “Gli auguro di prendermi alla svelta, vorrebbe dire che il Milan sta facendo grandi cose. Mi sembra una buona ripresa di campionato per loro. Non era una partita facile, perché la sosta per il Mondiale ha indubbiamente favorito le ‘piccole’. Il Milan sbaglia soltanto quando si allunga: sono convinto che, se la squadra rimarrà compatta, farà bene. I modelli che deve avere sono chiari: l’Ajax di Michels, il Milan di fine anni Ottanta, il Barcellona di Guardiola. Squadre che si muovevano molto senza palla, che giocavano ‘da collettivo’. Undici uomini sempre in posizione attiva: questo è il Vangelo del calcio contemporaneo. Stefano è molto bravo. Lo ha dimostrato anche quando, dopo la sconfitta in amichevole contro il PSV, ha tenuto la squadra a rapporto e non ha concesso il giorno di riposo. Certe sconfitte sono avvisi importanti da cogliere. Lui lo ha fatto. I giocatori devono capire bene la strada da percorrere. Con la persuasione, cioè cercando di convincerli. Oppure con la percussione, e cioè mettendoli fuori se non fanno quello che devono fare. Alla base di una grande squadra ci sono tre regole: le forti motivazioni, che ovviamente non permettono certi cali di tensione; lo spirito di gruppo; il gioco“.

Sui rossoneri nella lotta scudetto: “Se gioca da collettivo, sì. E credo che possa diventare competitivo anche in Europa. No, non è presto. L’importante è che i rossoneri giochino secondo gli standard abituali della Champions, e quindi: pressing, palla rasoterra, passaggi corti, attacchi degli spazi, verticalizzazioni. Questo è nelle corde della squadra di Pioli, lo ha già fatto e può ripetersi“.

Su un giocatore che lo sta impressionando per la crescita: “Direi Tonali. È bravo, mi sembra un ragazzo intelligente. Ha faticato ad ambientarsi, ma adesso gioca con sicurezza e fa cose notevoli. L’importante, quando si hanno a disposizione tanti giovani, è tenerli sempre sul pezzo, fare in modo che non abbiano distrazioni, che non si sentano mai arrivati, che non avvertano la sindrome da successo. Ma Pioli ha dimostrato di saper gestire alla grande il gruppo, e in questo è aiutato da Maldini e da Massara. La voce della società è ben presente nello spogliatoio. Cosa fa la differenza? L’umiltà, che è figlia dell’intelligenza. Se sei umile, hai voglia di imparare e, di conseguenza, di migliorare“.

Arrigo Sacchi e Fabio Capello (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Arrigo Sacchi e Fabio Capello (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

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