Il terzino sinistro del Wigan Antonee Robinson, nel podcast “Can I Get A Picture” di Sol Lovemore, è tornato a parlare del suo mancato approdo al Milan nel corso dell’ultima sessione di mercato: “È stata un’esperienza pazzesca, a partire dal volo che mi ha portato a Milano. Sono partito da Manchester alle 6 di mattina, quando sono arrivato in Italia, sono stato accolto da TV e giornalisti che volevano fotografarmi. Mi veniva da ridere al pensiero che stessero facendo tutto questo per me. Arrivato all’ospedale, ho iniziato i primi test e, mentre mi stavano facendo dei controlli al ginocchio e alla schiena, speravo che non venisse trovato nulla di anomalo che l’operazione andasse in porto. Tutto sembrava andare per il meglio. Successivamente, ho iniziato a fare uno stress test. Dovevo andare su una cyclette a un’intensità molto alta per circa 15 minuti mentre il mio battito cardiaco veniva monitorato. I dottori, ovviamente, parlavano in italiano, quindi io non capivo cosa stessero dicendo in quel momento. Mi hanno chiesto se avessi mai avuto problemi cardiaci. Mi hanno poi mandato in un altro ospedale dove ho svolto altri test, sono passate circa 4-5 ore, infine mi hanno portato in sede. Pensavo che finalmente avrei firmato il contratto, ma lì mi hanno detto che non avrebbero più potuto prendermi perché avevano trovato questo difetto cardiaco. Per me è stato davvero straziante, non sono riuscito a trattenere le lacrime. Un problema al ginocchio sarebbe stato molto più comprensibile e normale, invece una cosa del genere ti lascia spiazzato”.
E ancora: “Quando sono tornato a casa, ho parlato con dottori e i fisioterapisti del Wigan e ci siamo concentrati solo sulla mia salute, su come risolvere questa cosa. I dottori mi hanno detto che in quel momento mi sarei anche potuto sentire bene, ma sul lungo periodo sarebbe stato pericoloso e non potevano farmi scendere in campo. Fortunatamente, si trattava di un difetto cardiaco risolvibile con un’operazione, ma che comunque avrebbe avuto il 70% di percentuale di riuscita- Quindi, ho affrontato questa cosa pensando anche che forse non avrei potuto più giocare a calcio. A causa del lockdown, l’operazione è stata rimandata a giugno. Durante l’intervento, mi hanno impiantato una microcamera per monitorare il cuore e ora posso dire che non c’è più nessun difetto. Posso giocare, è un sollievo enorme per me. Dopo l’operazione hanno provato a stimolare artificialmente i miei battiti per vedere se il problema si ripresentasse in qualche modo, ma a quanto pare sono davvero guarito. Alla fine siamo arrivati alla conclusione che il mio problema al cuore è stato causato da un eccesso di caffeina. Durante il lockdown, ho cambiato il mio stile di vita e non ho assunto molta caffeina, questo cambiamento mi ha aiutato molto. Il mio futuro? Mi sento pronto per una nuova sfida. Da bambino uno pensa di poter diventare il miglior giocatore del mondo e cose del genere, ma crescendo ho capito che il mio obiettivo è quello di poter raggiungere il mio massimo livello, il mio limite. Non so fin dove arriverò, se fra 4 anni giocherò in una delle migliori 5 squadre in Premier League. Tuttavia, se dovessi giocare davvero al limite del mio potenziale nel corso della mia carriera, allora alla fine potrò smettere soddisfatto, è questo il mio obiettivo”.
