Il mercato finirà solo tra più di un mese, e per avere i numeri ufficiali dovremmo aspettare la pubblicazione dei bilanci, ma facendo in maniera grossolana i conti sulla base delle indiscrezioni che sono emerse in queste settimane, il Milan ha cambiato decisamente modus operandi rispetto a dodici mesi fa. In quest’estate 2023, infatti, il club di Via Aldo Rossi ha già investito in entrata circa 85 milioni (bonus compresi) per acquistare quattro giocatori a titolo definitivo; cifra che nelle prossime ore salirà di un’altra trentina di milioni per portare alla corte di Stefano Pioli anche Samuel Chukwueze, che comunque non sarà l’ultimo acquisto di questa roboante campagna di rafforzamento. Lo scorso anno, per ingaggiare De Ketelaere, Thiaw e Vranckx (in prestito oneroso), e per riscattare Florenzi e Messias, ne furono spesi circa 52, in poche parole la metà.
Dopo aver condiviso con Elliott la scorsa campagna acquisti, alla sua prima sessione di calciomercato “in solitaria”, Gerry Cardinale ha voluto mettere sul tavolo un biglietto da visita consistente, forse anche per rendere meno amaro a tutto l’ambiente rossonero un mese (fine maggio-inizio giugno) assolutamente traumatizzante, con gli addii in successione di Ibrahimovic, Maldini e Tonali, tre simboli del milanismo tra i più puri. E’ evidente che proprio la dolorosa cessione del centrocampista della Nazionale al Newcastle è servita a far decollare la campagna acquisti, perchè i 70/75 milioni incassati dagli inglesi sono stati tutti e subito rimessi su un mercato che in meno di un mese ha portato sette volti nuovi a Milanello. E non è finita perchè, come dicevamo, il trio Furlani-Moncada-D’Ottavio ha ancora nel mirino tra i tre ed i cinque ulteriori acquisti: arriveranno di sicuro un altro centrocampista ed un vice Theo Hernandez, molto probabilmente un terzino destro, forse un centrale difensivo al posto del partente Gabbia e, chissà, un nuovo centravanti. Il nuovo responsabile del mercato ha potuto investire più del doppio di quanto aveva potuto fare Maldini la scorsa estate. Per “merito” di Tonali, certo, ma non solo.
Milan, un metodo che porta risultati in campo e fuori
Già, perchè il Milan targato RedBird sta raccogliendo sul mercato i frutti di una gestione che porta risultati a 360°. Le casse di Via Aldo Rossi, infatti, al momento della presentazione del bilancio ’22/’23 – mostreranno (caso più unico che raro nel calcio italiano) utili netti per una quindicina di milioni e una crescita dei ricavi del 30% rispetto all’anno precedente. Tre anni fa, con ancora le scorie della pessima “gestione cinese” si toccò il minimo storico a 192 milioni di ricavi, che ora quasi raddoppieranno. Tale risultato economico, come evidenziato in queste settimane da più parti, è frutto di progressi in tutte le componenti: attenzione ai costi, ricavi da stadio (con il cammino fino alle semifinali di Champions sono entrati oltre 60 milioni dal botteghino), premi dell’Uefa (85 milioni, anch’essi raddoppiati rispetto al ’21/’22), ma soprattutto fatturato commerciale.
Solo negli ultimi tre mesi, del resto, il Milan ha annunciato ben sette contratti pubblicitari, tra nuovi e rinnovi, arrivando a 33 partner commerciali, diversificati in vari settori. Con il nuovo sponsor di manica MSC, la maglia rossonera vale già oltre 70 milioni annui. Negli USA, dove non a caso i rossoneri stanno svolgendo la tournée, il brand rossonero viaggia a gonfie vele, e l’acquisto di Pulisic, capitano della nazionale a stelle e strisce, ha subito prodotto numeri di merchandising notevoli nel continente americano.
Insomma, chi scrive concorda con quanto scritto, ad esempio, questa mattina da Il Corriere dello Sport: il Milan ha trasferito al calciomercato la solidità di cui gode in ambito economico, riuscendo a chiudere acquisti efficienti in tempi rapidi, “grazie sia alla liquidità di cui dispone che all’appeal che il progetto esercita sui calciatori”. E, perchè no, al “metodo Moneyball”, da subito circondato di facili e ridicole ironie. Lavorare con gli algoritmi non significa andare a pescare giocatori sconosciuti dai quattro angoli del globo sperando che si trasformino in campioni, ma utilizzare grandi quantità di dati per arrivare ad individuare i profili più appropriati a ciascun ruolo. Non a caso, i giocatori arrivati finora, e quelli che il Milan sta trattando, sono tutti alquanto noti, tutti militanti nei principali campionati europei, nelle competizioni continentali e nelle rispettive Nazionali.
Insomma, un metodo che impatta a tutto tondo, che poi è l’unico modo per contrastare le infinite disponibilità economiche provenienti dalle nuove frontiere del mercato, Arabia Saudita in primis. L’epoca dei presidenti tifosi e mecenati, che ci rimettevano costantemente, è finita, e per restare competitivi in un mondo del calcio ormai “drogato” dalle valanghe di dollari provenienti da sceicchi ed emiri vari bisogna ottenere il massimo con le risorse a disposizione. Una strada che il Milan ha già intrapreso e che lo farà trovare molto in avanti rispetto a chi, anche in Italia, non lo ha ancora capito, e nonostante questo continua a godere di buona, anzi, ottima considerazione.
