Tornare sul rettangolo di gioco dopo tre mesi pieni di astinenza e staticità causati dall’emergenza Coronavirus che ha obbligato la Serie A a questo lungo stop, il Milan l’ha fatto nel migliore dei modi, battendo il Lecce fuori casa per 4-1 e mostrando grande spirito di sacrificio, buona condizione fisica e anche qualità nel palleggio. La particolarità di questa prima gara dei rossoneri, ieri in maglia bianca, è stata senza dubbio la dinamicità del reparto offensivo: tutti molto mobili e bravi a ricoprire qualsiasi tipo di posizione.
Calhanoglu ha agito sia da trequartista che da ala sinistra, interscambiando il proprio ruolo con Bonaventura. Castillejo molto abile con i suoi movimenti e qualche inserimento ed infine Rebic ha agito da “Falso nueve” riuscendo ad essere decisivo sia in fase difensiva che nella manovra spaziando su tutto il fronte, per poi attaccare la profondità nei momenti giusti e mettere in difficoltà il reparto arretrato dei salentini giallorossi.
REBIC IN VERSIONE MENEZ
Oltre il grandissimo lavoro sviluppato e concretizzato dai tre trequartisti che hanno agito bene alle spalle di Rebic, la differenza l’ha fatta soprattutto il croato che grazie a movimenti sempre diversi quasi mai da prima punta, non ha dato veri e propri punti di riferimento alla difesa del Lecce che spesso non sapeva come marcarlo, proprio perché l’intercsambio di ruolo con i propri compagni creava un vero e proprio cortocircuito. La gara di ieri di Ante Rebic, per certi versi ha ricordato quelle disputate nella stagione 2014-2015 da Jeremy Menez nel Milan allenato da Pippo Inzaghi, in cui proprio il francese – autore di 16 gol in stagione – scambiava la propria posizione con gli altri due esterni Honda ed El Shaarawy, situazione che spesso forniva buoni risultati.