Ultimamente non stiamo vedendo un bel Milan. Non lo è stato col Verona, non lo è stato certamente ad Oporto e nemmeno al Dall’Ara. Le assenze pesano, i rientri stentano ad arrivare e alle lacune tecniche si aggiungono anche la mancanza di brillantezza nelle gambe e nella testa, proprio perché ci son pochi cambi.
La squadra è meno compatta, è costretta a correre di più e spesso non gli riesce così bene. Semplificando, manca equilibro e le distanze tra i reparti diventano un fattore. Gli indisponibili pesano tutti, sono in ogni reparto, ma parlando di quantità e qualità, forse uno dei significativi è Rebic.
La sua capacità di pressare alto consente di poter star in campo con un baricentro diverso da quello che stiamo vedendo nelle ultime uscite, accorciando per così dire il campo ai compagni e consentendo di recuperare palla più facilmente e in punti più pericolosi per gli avversari.
Impegna mentalmente e fisicamente il diretto avversario e tende a schiacciarlo nella sua pozione, intimorendo le discese dalla sua parte. Abile anche sulle palle inattive, è un jolly d’attacco che in questa fase, nonostante i tanti gol della squadra, è un minus non avere.
Consente infine a Leao di poter essere l’uomo che spacca le partite. Rafael sta migliorando per costanza. Sta meglio nei match con la testa, si applica di più, ma non gli si può chiedere di giocare ogni tre giorni, attaccando costantemente la profondità e spingendo sull’acceleratore.
Dopo il Torino ci sono partite con avversari certamente preparati. Tra Champions e campionato ci sarà una serie di big match. Serve recuperare Ante, per distribuire le fatiche, per essere più squadra, per essere più tosti.