L’ambiente Milan non è tra i più stressanti nel panorama italiano, e ci sono certamente delle piazze che mettono molta più pressione, ma resta pur sempre il Milan e in quanto tale mantiene un retaggio nobile, con tifosi piuttosto esigenti.

Normale dunque che in questi giorni si percepisca malcontento, dai social come dai discorsi da bar, tra appassionati e supporters. Il principale imputato è naturalmente Stefano Pioli, reo di aver poca flessibilità tattica. Troppo spesso in effetti si è visto un Diavolo monotematico, sempre alla ricerca dell’uomo contro uomo, con linea spezzate da azioni di pressing alto in solitaria, che quando non vanno a buon fine finiscono per aprire voragini.

I big match di quest’anno sono stati condizionati dagli spazi generati dalle uscite troppo esasperate, soprattutto dei centrali difensivi. Se quei metri li lasci ai Lautaro, ai Thuram, agli Mbappe, si rischia, come accaduto, di raccogliere spesso la palla dal fondo della rete. Occorrerebbe riconoscere i momenti del match dove vale la pena aver un tipo di aggressività e situazioni dove rifiatare e tener le linee più compatte.

Sarebbe però in generale un errore limitarsi ad accusare solo l’allenatore. Nella frenesia della fase offensiva ad esempio, è corretto prendersela un po’ anche coi singoli, talvolta poco lucidi nella giocata, molte volte imprecisi e precipitosi. Le distanza poi tra i reparti sul campo, nel complesso, è immaginabile che la trovino anche i calciatori stessi durante una gara.

Poi c’è la questione infortuni muscolari, annoso problema che si ripresenta puntualmente. Questa stagione non fa eccezione, tant’è vero che da settimane ci sono almeno 6-7 assenti. Aspetto non da poco in un calcio moderno dove ormai si sa, si gioca in 16 coi 5 cambi.

Ultima, ma non meno importante, anche la società ha delle responsabilità. La rosa, benché rivoluzionata, ha comunque delle mancanze strutturali. Una vera alternativa a Giroud non c’è, così come un vero vice Bennacer o un cambio per Theo Hernandez. Lo sforzo è stato economicamente importante, ma la completezza non è stata raggiunta.

Si vive in pratica in modo un po’ Gattopardesco a Milanello, dove molto cambia – quasi metà del roster, così come la direzione sportiva e anche l’amministratore delegato – ma le lacune gira che ti rigira rimangono simili all’annata precedente. In alcune circostanze davvero troppo simili, perfino prevedibili anche solo osservando da fuori. La crescita tuttavia deve essere di tutti, perché solo quando tutti gli elementi faranno uno step forward ci si accorgerà di un autentico salto di qualità.