L’immagine di Theo a testa bassa dopo il 3-0 di Lautaro rispecchia il momento del Milan, in particolare quello dei “big”. Rassegnazione, che è pure peggio della rabbia. Almeno la rabbia ti porta ad avere una reazione, la rassegnazione ti fa attendere il fischio finale, sperando di non peggiorare la figuraccia. Dai campioni d’Italia ci sia aspetta ben altro, soprattutto da chi ha trascinato questa squadra al primo posto.
C’erano tanti presupposti per fare una bella partita a Riyadh: l’ultimo brutto periodo nei risultati, la voglia di vincere un trofeo vista l’assenza di altre opzioni, stabilire ancora di che colore è Milano. Invece il Milan è entrato in campo consapevole di perdere. La Gazzetta dello Sport analizza la situazione del Diavolo, sottolineando come oltre l’aspetto psicologico ci sia anche un problema di condizione. Lo stesso Theo che ha fatto tutto il campo contro l’Atalanta si trovava affannosamente a marciare nella capitale araba, così come i tre polmoni di Tonali e la freschezza di Leao sono sembrati solamente un modo di dire esagerato dei tifosi. Non c’è stata compattezza, non c’è stata aggressività: ovvio che anche la difesa sia assalita dall’Inter facilmente.
Ripartire, questo è quello che conta: senza parlare di rivoluzioni e paure, senza hashtag insensati sui social, senza pensare al futuro ma al presente. Ci vogliono motivazioni, quelle che ha sempre dato Ibrahimovic dal suo ritorno a Milano. Comunicazione, lavoro, umiltà: le parole che sono spesso risuonate nello spogliatoio con Pioli, quelle che hanno portato al trionfo. Poi, la ruota tornerà a girare. Basta pensare ai recuperi di Maignan e prossimamente di Krunic.