Non ha ancora i novanta minuti nella gambe e tantomeno ha trovato continuità, ma dopo Verona e Monza abbiamo un’idea di quel potrà esser l’apporto di Origi nel gioco del Milan. Se muscoli e tendini lo lasceranno un po’ in pace, l’alternanza con Giroud sarà interessante.
Per fisicità il francese ed il belga possono essere paragonati, ma il modo di stare in campo è molto diverso. La caratteristiche atletiche differiscono anche per via della differenza anagrafica, ma questa eterogeneità potrebbe rappresentare una risorsa.
Al Bentegodi a partita iniziata la discontinuità è stata evidente. Divock ha nelle proprie corde l’allungo palla al piede, che abbinata alla stazza lo rende un attaccante complicato da gestire per le difese italiane. Coi gialloblù ha allargato le maglie della difesa, preso gialli e procurato punizioni interessanti.
Difendere palla lo sa fare, sponda anche, ma la dote che lo differenzia è la capacità di calciare in porta, forte, da qualsiasi posizione. Sabato col Monza ha preso lo specchio della porta e quando lo fa difficilmente si può fermare.
Sembra una banalità, ma centravanti che spostano il pallone e concludono immediatamente sono ormai una rarità. Una semplificazione alla quale non siamo più abituati e che potrebbe migliorare la squadra a livello realizzativo. Lo scorso anno il Milan ha avuto la miglior difesa assieme al Napoli, però solo il quarto attacco. L’idea di alzare l’asticella lì il club in estate l’ha avuta, e diversificare gli interpreti è una strategia. Origi, in Italia soprattutto, può essere determinante.