Ben vengano Maldini e il suo fido scudiero Massara, ma se questo Milan in due anni è passato dall’essere un relitto ad una squadra vincente molto lo si vede a Geoffrey Moncada. E non venite a dirmi che è tutto merito di Paolino Maldini, per il quale i milanisti sempre avranno una reverenza: perché l’artefice di tutto è lui, l’uomo che è sempre stato nell’ombra.
Geoffrey Moncada, un Milan partito dal basso
Fotografie di Geoffrey Moncada in giro: pochissime. Dichiarazioni di Moncada: ancora meno. Ma tanto, tanto lavoro. Amici agenti di calciatori, che lo conoscono, affermano che sa tutto di tutti. Che quando arrivano per proporre un calciatore, lui sa già cosa ha fatto e disfatto il ragazzo. E inoltre coordina la rete di scouting, attività divenuta ormai fondamentale se vuoi fare acquisti azzeccati spendendo poco.
D’altronde, chi avrebbe mai investito 500mila euro su Kalulu? E chi avrebbe mai pensato che Saelemaekers poteva diventare un giocatore del Milan, con un esborso totale di appena sette milioni di euro? Di esempi, poi, se ne potrebbero fare tanti: è Moncada, ad esempio, ad aver spinto per Maignan per il dopo Donnarumma. Ed è sempre lui ad aver visto lungo su Adli, che si spera possa diventare un nuovo crack
Moncada, il genio senza la lampada
Un lavoro reso ancora più difficile dal non avere, praticamente, budget a disposizione. Come se il genio della lampada non avesse i suoi poteri; certo, poi basta guardare cosa accade in Europa per accorgersi che in finale di Champions ci sono arrivate Liverpool e Real Madrid, di certo non due squadre che spendono poco. Ma che fine hanno fatto, ad esempio, il Manchester City e il Paris Saint-Germain? Hanno vinto come il Milan, un titolo nazionale. Ma loro non hanno Geoffrey Moncada, che seduto sulla sua scrivania studia tutti i giorni. Ce l’abbiamo solo noi.