La notizia è di fine dicembre: la Sezione Lavoro del Tribunale di Milano ha parzialmente accolto il ricorso di Boban. Il Milan è così costretto a risarcire l’ex dirigente per ben 5.375.000 euro (la richiesta era di 8 milioni) come danno patrimoniale. Era un Milan diverso, spaccato all’interno a quei tempi. Ora l’unità di intenti c’è, la collaborazione e la condivisione anche.
La Gazzetta dello Sport odierna cerca di tracciare la cronistoria della vicenda. Maldini e Massara sono stati ascoltati come testi ed il loro racconto fa capire la divisione all’interno del club (a quei tempi). Dopo l’esonero di Marco Giampaolo, iniziò la ricerca di un nuovo allenatore. Secondo quanto rivelato da Massara, il primo nome fu quello di Marcelino. Il tecnico fu incontrato a Zurigo. Dopo questo incontro il ds rossonero fu informato che Gazidis e Furlani (membro del Cda) avevano incontrato Rangnick senza dirigenti dell’area sportiva. Successivamente è stata sondata anche la pista che portava a Schmidt (attuale allenatore del PSV), così come quella che portava a Luciano Spalletti. L’ex tecnico nerazzurro fu incontrato a casa sua, ma i costi erano troppo elevati.
Maldini ha dichiarato che gli era stato parlato di Rangnick, anche in ottica stagione ’20/’21. I chiarimenti chiesti dal direttore dell’area tecnica caddero nel vuoto ed i rapporti con Gazidis non erano idilliaci. L’ex capitano rossonero ha parlato anche di un incontro a novembre, nel quale fu comunicato che il budget per l’estate da 75 milioni era passato a 0. In più ci sarebbe stato l’inserimento del “contractor”, ovvero il direttore organizzativo Almstadt, figura che sarebbe stata presente in tutte le operazioni di mercato, riportando tutto a Gazidis. Una delegittimazione dell’area sportiva inaccettabile per Maldini.
Sappiamo tutti com’è andata poi, il bene del Milan e la continuità hanno trionfato.