Il quotidiano francese l’Equipe ha intervistato Stefano Pioli, in vista della partita di questa sera tra Milan e Lille. Ecco le parole del mister rossonero.

Sullo scudetto: “Se fossimo alla 32a giornata ci penserei, ma mancano ancora 32 gare e la Serie A è molto competitiva. Non ci discostiamo dal nostro obiettivo, che è quella di disputare la Champions League“.

Sulle 7 Champions League vinte dal Milan: “È un’eredità che deve essere giustamente una fonte di motivazione supplementare. Con la proprietà non pensiamo più solamente al passato, ma anche al futuro. Ci stiamo preparando per tornare ad un certo livello con l’investimento sui giovani, ai quali va fatto imparare cosa significhi essere un giocatore del Milan. C’è un progetto chiaro“.

Sul Lille: “Conosco bene Christophe Galtier perché l’ho già incontrato in Europa League quando allenavo la Lazio con il suo Saint-Etienne. Le sue squadre giocano bene, son messe bene in campo e padroneggiano bene sia la fase difensiva che quella offensiva. Davanti hanno degli elementi rapidi e di qualità“.

Su una sua possibile esperienza in Francia: “Nel 2011 il Monaco mi cercò, ma il club era in Ligue 2 e lo prese Claudio Ranieri. Un’esperienza all’estero m’intriga, ma un po’ meno mentre sto allenando ora che mi sento benissimo al Milan. Il campionato francese sta migliorando, le sue squadre non sono per forza attente alla tattica, ma sono generose e hanno qualità“.

Su Theo Hernandez: “Ha delle qualità tecniche e fisiche impressionanti. È un difensore molto offensivo perché possiede forza, ha grandi colpi e ha il senso del passaggio decisivo, ma ha anche il timing per colpire al momento giusto. Sta cercando di migliorarsi difensivamente, ma è già uno dei migliori in Europa nella sua posizione. Sono sorpreso dal fatto che non sia ancora stato convocato in Nazionale, ma non voglio intromettermi nelle scelte di Didier Deschamps. La Francia è piena di grandi giocatori, non è facile, ma Theo può dare molto e lavora per questo“.

Su Zlatan Ibrahimovic: “Non ho mai avuto problemi con persone di quel livello. So che se interviene in maniera autoritaria con i suoi compagni lo fa per il bene della squadra. Allora sono disposto a fare un passo a lato e lasciarlo fare. È molto facile lavorare con lui perché si mette a disposizione interamente per lavorare, sul terreno di gioco e fuori“.

Sulla gioventù dei giocatori: “Giovane non vuole dire ingenuo o superficiale. Ci comportiamo sempre di più come una squadra matura e responsabile. Certi giovani come Donnarumma, Kessie, Romagnoli o Calhanoglu hanno una forte personalità“.

Sul soprannome “Normal One”: “La semplicità è una qualità secondo me. Ho le mie idee e le adatto ai miei calciatori e cerco di metterli nelle migliori condizioni in funzione delle loro caratteristiche“.

Sul ricordo di Davide Astori: “Il mio compito è quello di accompagnare i miei giocatori a superare momenti difficili. Li ho ascoltati meglio e quindi conosciuti e capiti meglio. Oggi questo mi aiuta ad entrare ancora di più nella testa dei miei giocatori ed essere in armonia con loro. Ho fatto un passo indietro con il calcio, accetto più facilmente i risultati negativi“.