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Simon Kjaer tra passato, presente e futuro

Nel film “Milan 2020”, Simon Kjaer è stato il co-protagonista, al fianco di Zlatan Ibrahimovic e Stefano Pioli. Alla regia Paolo Maldini, Frederic Massara e Ivan Gazidis. Per svariati motivi il danese è un punto fermo del Milan ed è stato uno dei principali artefici della sua crescita. Lo scetticismo lo ha accolto, dopo la breve parentesi incolore bergamasca. L’intuizione della dirigenza, mista alla sua professionalità e dedizione hanno fatto il resto. Ma cosa ha dato, dà e darà il numero 24 alla causa rossonera?

Il passato di Simon Kjaer: sorpresa

Arrivato a Milano a gennaio, fu spedito immediatamente in campo da Stefano Pioli, già nella sfida contro l’Udinese, vinta 3-2 allo scadere. In totale 19 presenze nella passata stagione con la maglia rossonera, tra campionato e Coppa Italia. Con lui in campo sono 16 le reti subite, una media di 0,84 a partita. La coppia formata da lui e Romagnoli era diventata una sicurezza, al di là di alcuni svarioni, vedasi il secondo gol subito contro la Juventus a San Siro in campionato.

È proprio la sicurezza e l’esperienza che gli hanno permesso di dare nuova linfa ad un reparto che mancava di ciò. Romagnoli sembrava un altro giocatore, Musacchio non riusciva a dare garanzie e talvolta incappava in errori decisivi. È diventato in poco tempo il padron dell’area di rigore insieme a Donnarumma e lo stesso Romagnoli. I cross degli avversari erano spesso preda della sua testa ed in marcatura non ha quasi mai sbagliato nulla. Ha portato quei cm e quel posizionamento corretto che mancavano. Infine, ultimo ma non meno importante, i suoi piedi in impostazione. Tante volte lo si è visto lanciare compagni in profondità ed impostare come un vero playmaker difensivo. La sua intesa con Ibrahimovic si è rivelata un fattore. Ha colmato anche questa carenza.

Il presente di Simon Kjaer: sicurezza

Fino alla gara contro il Celtic in questa stagione le aveva giocate tutte e 16. Poi l’infortunio muscolare contro gli scozzesi lo ha costretto a stare lontano dai campi da gioco per diverso tempo. La speranza è quella di ritrovarlo pronto con l’anno nuovo, ma nel frattempo ha già lasciato il segno. In 17 gare, 17 sono i gol subiti dai rossoneri con lui in campo. Visto così è peggiore di quello dello scorso anno, ma va tenuto conto del fatto che alcuni gol sono arrivati per un blackout totale della squadra, lui compreso (contro il Lille), o per errori individuali (Krunic contro il Celtic).

L’inizio di stagione lo ha visto fare coppia con Matteo Gabbia, visto l’infortunio di Alessio Romagnoli, rientrato solamente contro l’Inter alla 4ª di campionato. È proprio il percorso di Matteo Gabbia da analizzare per capire quanto il danese sia fondamentale per il Milan. In diverse intervista il giovane centrale rossonero ha detto che Kjaer è un esempio da seguire e che funge un po’ da mentore, gli insegna determinati aspetti. Non sarà esclusivamente merito del 24, ma i primi risultati iniziano a vedersi. Gabbia, prima dell’infortunio, era reduce da alcune buonissime prestazioni. Al di là di questo ruolo, che rivedremo poi dopo, la classe ed il tempismo non li ha affatto persi. Non viene quasi mai saltato, sempre puntuale sugli anticipi e sulle palle alte. In impostazione gli errori si possono contare sulle dita di una mano.

Il futuro da mentore

Cosa potrà dare da qui in avanti? Non si tratta di un giocatore a fine carriera, poiché andrà per i 32 anni nel 2021. Ancora alcuni anni a buon livello, guai fisici permettendo, può garantirli. Nel futuro più prossimo a noi dovrà dare a Pioli e la squadra lo stesso apporto che ha dato nella scorsa ed all’inizio di questa stagione. Le tre competizioni stanno a significare che ci sarà modo di gestirlo e farlo riposare, ma per far sì che ciò succeda serve un innesto dal mercato.

Dal canto suo, il suo ruolo difficilmente cambierà, perché fa parte della spina dorsale della squadra, perlomeno in questo momento. Tuttavia dovrà essere abile nel fungere da chioccia per i giovani, lo stesso Gabbia, ma anche Kalulu se continuerà nel percorso da centrale e chissà, magari anche quel Mohamed Simakan di cui si parla in questi giorni. Un maestro della difesa come lui non può che insegnare ai giovani a comportarsi dentro il campo nella maniera corretta. Il glaciale Simon riuscirà a garantire tutto questo? Il presentimento è che possa farlo.

Milan: Simon Kjaer – Milanpress

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