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Icardi, Milik, Piatek bis: ma più che di Inzaghi, serve l’erede di Sheva

Me lo chiedo da un po’: Inzaghi segnerebbe gli stessi gol in questo Milan? La risposta che mi sono dato è “no”. Penso che anche un “rapinatore” come lui con dietro Kessie, Calhanoglu e Suso farebbe fatica a buttarla dentro. Nessun processo all’ex bomber rossonero, anzi: diamo a Cesare – o meglio – diamo a Pippo quel che è di Pippo. Il punto è un altro. Sono ormai quattro anni (sei se consideriamo l’acquisto di Carlos Bacca) che la maggior parte del budget milanista viene investito per attaccanti: André Silva, Kalinic, Higuain, Piatek sono costati alle casse rossonere circa 107 milioni di euro, al netto degli ingaggi. Ma nessuno di questi – non servono neanche i numeri, bastano i ricordi – è riuscito ad incidere in maniera consistente e a far risollevare il Diavolo. L’unico che ci è andato vicino, il Pistolero, è durato solo tre mesi per poi doversi arrendere alla cosiddetta “maledizione della 9”.

Ma è davvero (solo) colpa degli attaccanti? Higuain poco più di un anno fa ci ha dato un importante indizio, tra uno sbuffo e una mano appoggiata al fianco: in area non arrivano palloni. E appunto solo Piatek è riuscito a fare bene, anche se per poco, perché ogni palla che toccava finiva dentro. Ma non può sempre girare bene. Soprattutto se di partita in partita devi sempre più muoverti, sgomitare, abbassarti, ma tu sei sempre stato abituato a stare lì davanti ad aspettare la palla: dopo un po’ la magia finisce. Con questo non vogliamo assolvere tutti, ma allo stesso tempo non può essere semplicemente una coincidenza o – appunto – una maledizione. Se tutti gli attaccanti fanno male un motivo c’è.

Il motivo è il centrocampo. È diventato ormai difficile contare le stagioni in cui in mezzo al campo manca gente capace di inventare, di verticalizzare e servire. Anche la poca gente di qualità – vedere Suso – si è sempre persa tra esagerati tocchi di palla e leziosismi, facendo perdere il tempo di gioco alle punte. Quante volte lo ha mandato a quel paese il Pipita? E per quanto Bennacer stia facendo bene, non è proprio quel geometra del pallone capace di mettere l’uomo davanti alla porta. O meglio, può farlo ma non sempre, essendo spesso e volentieri coinvolto nella fase di recupero palla.

Le ipotesi – dunque – sono due: o rifai il centrocampo o cambi profilo in attacco. E per quanto le suggestioni Tonali e Nainggolan siano piuttosto succulente, rimangono di difficile realizzazione. Tutto ci porta a pensare che forse i vari Milik, Icardi, addirittura il ritorno di Piatek non facciano al caso del Milan. Lo stesso bomber ex Inter, che non disdegnerebbe la destinazione meneghina per motivi famigliari, come potrebbe risolvere i problemi di sterilità rossonera senza essere assistito con frequenza? Ecco perché più che una boa d’area di rigore, serve un attaccante capace di svariare per tutta la trequarti, di fare reparto da solo. Qualcuno capace di risolvere la partita con un’invenzione, una serpentina solitaria o semplicemente un tiro da fuori. Ibra ormai non ce la fa. Ecco perché Timo Werner potrebbe essere il nome giusto. Una punta, quella del Lipsia, che oltre a 20 reti ha collezionato quest’anno 7 assist: sinonimo questo di mobilità e disponibilità in costruzione.

Ecco perché più che l’erede di Inzaghi, serve l’erede di Sheva. Rigorosamente senza maglia numero 9.

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