Le polemiche social non si sono minimamente placate, sono in costante crescendo da sabato sera. Ad ogni tot esce un nuovo audio più o meno chiaro dove in effetti Zlatan appare insistente, anche un po’ provocatorio, ma pare non proferire parole ineducate nei confronti del direttore di gara. E’ evidente che senza referto non si possa tracciare nessuna conclusione, ma il caso fa discutere.
Secondo il Corriere della Sera i vertici AIA, non convinti della decisione presa da Maresca, sarebbero intenzionati ad inibirlo dall’arbitrare partite del Milan per un periodo di tempo determinato. Resta da capire questa ratio, al di là del caso Ibra in sé. Non è la prima volta che accade naturalmente in Serie A, non è la prima volta nemmeno per Maresca, che mesi fa è stato escluso dalle sfide che coinvolgessero l’Inter dopo un alterco con Conte, conseguente all’espulsione del tecnico nerazzurro.
Ma a cosa serve scientificamente tener un arbitro lontano da una squadra? Che messaggio arriva all’arbitro stesso o al club? Quasi potrebbero più facilmente aumentare eventuali sospetti che non placarli. E’ un provvedimento disciplinare che certifica un errore in sostanza, ma che rischia di inasprire i rapporti anzichè portare distensione.
Nella fattispecie inoltre della sanzione disciplinare delle proteste, in questi 10 mesi di calcio senza pubblico, si poteva approfittare per creare linee guida per una maggiore omogeneità di giudizio. A stadi vuoti gli audio diventano una fonte di prova piuttosto chiaro ed evidente, dunque normare con più certezza proteste, ingiurie o bestemmie, avrebbe rappresentato un passo avanti in questo nuovo tipo di calcio, che nonostante il VAR pare sempre più propenso alla polemica che non alla trasparenza. Un’altra occasione sprecata.