Non c’è spazio per riposare, soprattutto mentalmente, perché chiusa una stagione complicata è già momento di bilanci, decisioni, mercato, futuro. Le ultime 48 ore in casa Milan (nonché nelle abitazioni dei tifosi rossoneri) sono state parecchio turbolente. Dal saluto alla leggenda Zlatan Ibrahimovic alla notizia che Paolo Maldini e Frederic Massara non fanno più parte dell’organigramma del Milan, di fatto licenziati da Gerry Cardinale che ha deciso di puntare su un nuovo progetto, guidato da altri uomini come Giorgio Furlani e Geoffrey Moncada.

Niente più paracadute

Ma è qui, forse, che arriva lo snodo cruciale per non perdere di vista il bene del Milan, che come ha ribadito la Curva stessa, viene prima di ogni cosa. Se le risposte sul prossimo futuro legato alle scelte societarie e di mercato le si potranno avere tra qualche mese, ciò su cui preme fare un punto è il ruolo degli attuali giocatori del Milan, chiamati a professionalità, coraggio e dimostrazione di vestire la casacca rossonera per difendere i colori e tornare a vincere.

Per quanto possano destare stupore e malumore le ultime vicende societarie – come riportato dai giocatori stessi con il saluto al duo MM attraverso i canali social – sta di fatto che chi veste ancora rossonero ha l’obbligo, morale ed etico, di ritrovare lucidità e concentrarsi verso quello che sarà il prossimo futuro della squadra, del gruppo, del Milan.

Responsabilità e attributi

L’addio di due figure di riferimento come Zlatan Ibrahimovic e Paolo Maldini destabilizzano senza dubbio un ambiente che in questi anni si è sempre aggrappato ad essi, dentro e fuori dal campo. Oggi, però, è momento di voltare pagina, non necessariamente dimenticando ciò che è stato, ma guardando – piuttosto – con altri occhi verso nuovi traguardi.

È l’ora di acquisire coraggio, consapevolezza, senso di responsabilità. Ma anche quegli attributi che il gruppo guidato da Stefano Pioli ha dimostrato di non saper tirare fuori così spesso, soprattutto nel corso di questa stagione. Non ci sono più ombrelli, non c’è più alcun paracadute. Ma forse è proprio qui che il Diavolo può superare un altro step, per crescere, corroborarsi, vincere.