Il Milan non è una grande squadra. Perché puoi anche perdere, ma dipende come. E se perdi male, senza una reazione, senza la voglia di ribaltare il risultato, proprio come accaduto contro il Sassuolo, questo non va bene. Non è un atteggiamento da grande squadra e questo Pioli, alla vigilia del match contro i neroverdi, l’aveva preannunciato: «Le medie squadre dopo una grande partita si accontentano, affrontano l’impegno successivo con superficialità. Le grandi squadre invece approfittano del momento positivo per andare ancora più forte». Tradotto: il Milan, oggi, è ancora una media squadra
Il Milan non è una grande squadra, per ora
Secondo il credo di Stefano Pioli, dunque, questo Milan è una squadra media. E a me può anche stare bene, perché onestamente chissenefrega di quello che le persone possono pensare, ma la sconfitta contro il Sassuolo, arrivata a sette giorni da quella contro la Fiorentina, mi ha dato molto fastidio. Proprio perché pensavo che il processo di maturazione fosse arrivato al suo punto più alto, con il successo a Madrid. No, niente di tutto ciò, si torna indietro di parecchio.
Campanello d’allarme, quasi campanile direi
Campanello d’allarme, con alcuni giocatori chiave, Diaz e Leao su tutti, molto molto appannati. E l’ha detto anche Pioli: «Sono preoccupato, sette gol subiti in due gare sono troppi, tutta la squadra deve lavorare meglio». E pensare che il calendario era dalla parte dei rossoneri, con sfide in sequenza a Sassuolo, Genoa, Salernitana e Udinese prima del Napoli. Dovevano essere 12 punti, al massimo saranno 9. E questo non mi va giù: «E’ un rallentamento inaspettato che non volevano, dobbiamo fare di più – aveva detto Pioli – ma io non ho dubbi su questa squadra». Beato lui, che vive di ottimismo; la verità è che bisogna tornare a fare punti il prima possibile, già a partire dalla gara di dopodomani. Perché già qualcuno mugugna, dicendo che questo non è un Milan da scudetto.