Nonostante i risultati inanellati dal post lockdown, il secondo posto della stagione 2020/2021 e lo Scudetto appena conquistato, per la maggior parte dei media la principale motivazione della crescita del Milan è stata la famigerata e anche fin troppo banale “forza del gruppo”.
È un concetto che tende a restare piuttosto vuoto, per certo aspetti quasi svilente del lavoro di Pioli, ma non solo. Lo scouting, il lavoro di Gazidis a livello finanziario e le intuizioni di Maldini e Massara vengono sottostimate se l’unica spiegazione sono la coesione della squadra ed un finale di stagione storto della rivale.
Spunta tuttavia quest’oggi a pagina 29 (singolare!) della Gazzetta dello Sport, un pezzo di due colonne e mezzo di Franco Arturi, che supera finalmente questo concetto e analizza con meno pregiudizi il fenomeno Milan, sul profilo tecnico e gestionale, sottolineando come sua tutt’altro che un casualità e come il Diavolo stia lavorando affinché a questo livello possa perfino restare.
Senza polemiche, osserviamo come dopo due anni forse sia uno dei pochi articoli che abbia un minimo scavato più a fondo e non si sia fermato alla facciata che ad alcuni fa forse comodo comunicare. I rossoneri, secondo Arturi, giocano col sorriso, divertono e si divertono, lo fanno secondo principi saldi di gioco e con un bilancio che le altre big italiane son lungi da ottenere.
È possibile che in Italia venga esaltato maggiormente un progetto come quello dell’Atalanta visto come favola, che non un top team con ambizioni ancora più concrete? Continuiamo osservando come il Milan viene osservato e probabilmente
rimanere underdog fa comunque ancora bene a questi ragazzi.