È arrivato da campione d’Europa, ma al contempo anche come esubero della Roma. Da gennaio 2020 è stato prima in prestito al Valencia, poi la scorsa stagione al PSG, dove ha giocato 36 partite tra Ligue 1 e Champions League, che gli hanno consentito appunti di conquistare la fiducia di Mancini. Alessandro Florenzi è la nota positiva di questa sosta natalizia rossonera.
Il Milan l’ha cercato in estate per la sua duttilità principalmente. In carriera ha coperto tutte posizioni della fascia destra ed è arrivato quando la pista Dalot è definitivamente tramontata. Meno onerosa come operazione, meno mediatica e per certi aspetti meno di prospettiva, ma molto concreta.
Nelle prime uscite rossonere ha faticato. Ha avuto problemi muscolari che l’hanno stoppato, non aiutandolo certo nell’inserimento. Poi l’infortunio al menisco e l’operazione conseguente hanno ridato al Diavolo un giocatore completamente nuovo. Ormai in via quasi definitiva Pioli ha scelto per lui il ruolo da terzino principalmente, e con Calabria ai box il suo minutaggio è notevolmente aumentato.
Con un pizzico di continuità le prestazioni sono migliorate e nel momento probabilmente peggiore per la squadra, il suo rendimento è stato spesso oltre il 6 nonostante sconfitte e pareggi deludenti. Non è il calciatore mediatico, non è l’acquisto che sposta gli equilibri, però è un elemento che a differenza del resto della rosa ha giocato partite pesanti sopratutto in competizioni internazionali.
A Empoli ha trovato anche il gol che ha chiuso la partita, consentendo di portar a casa tre punti fondamentali in una fase particolare della stagione. Dalla reazione dei compagni si è avuta la conferma di quanto importante anche come uomo spogliatoio e in un gruppo così giovane è un valore aggiunto. La sensazione è che possa essere riscattato a giugno viste anche le cifre contenute del cartellino, circa 4 milioni complessivi, trovando stabilità dopo qualche annata da globe trotter. Per approccio, per valori, per esperienza, una buona presa per questa dirigenza.