Partiamo da un presupposto, e cioè che la dirigenza del Milan è composta da ottimi professionisti, ognuno dei quali sta svolgendo un lavoro tutto sommato positivo nel settore di competenza: Moncada e D’Ottavio sono ottimi scout e grandi conoscitori di calciatori, Furlani e Scaroni due manager di altissimo livello, e gli ottimi risultati commerciali e finanziari degli ultimi anni lo testimoniano senza possibilità di essere smentiti. Il “problema”, che può spiegare in parte il momento a dir poco complicato del Milan in questa prima parte di stagione è che forse, nell’organigramma di Via Aldo Rossi, manca un “uomo di campo“, di quelli che masticano quotidianamente le dinamiche del rettangolo verde, e soprattutto i sempre delicati rapporti all’interno di uno spogliatoio.
Una “falla del sistema” che su queste colonne è stata sollevata più di una volta, sin da quando Cardinale ha interrotto i rapporti con Paolo Maldini e Frederic Massara, due che il campo lo hanno visto da calciatori e che da dirigenti hanno sempre mantenuto un rapporto strettissimo con staff tecnico e spogliatoio. Lungi da chi scrive intendere che i vari Furlani, Moncada e via dicendo siano disinteressati alle vicende di campo, ma quanto i quattro dirigenti succitati sono realmente in grado di interpretare gli umori di un gruppo, peraltro molto giovane e con non tantissimi “leader”?
Milan, chi può fare da tramite tra campo e dirigenza?
A guardala da fuori, pare purtroppo alquanto evidente una progressiva scollatura tra Pioli e una parte del gruppo, con alcuni giocatori che nelle ultime settimane non hanno fatto mancare plateali gesti di insofferenza verso il tecnico (ad esempio, dopo una sostituzione). Vi è qualcuno nelle stanze di Casa Milan che sappia proficuamente mediare tra tecnico e calciatori o tra tecnico e dirigenza? Ed ecco che tutto l’ambiente sembra volersi appoggiare al “pilastro” Ibrahimovic, che però per il momento tentenna e soprattutto potrebbe non bastare.
Le indiscrezioni emerse dagli ultimi incontri con Cardinale, infatti, sembrano prospettare per lui il ruolo di “semplice” consulente esterno del numero uno di RedBird, con il rischio di una presenza non certo costante a Milanello. Qualcuno in estate aveva ipotizzato un ruolo più operativo di Franco Baresi o Daniele Massaro, di fatto con concretizzatosi, con i due grandi ex che fungono più che altro, se non esclusivamente, da ambasciatori del brand rossonero nel mondo. Insomma, un vuoto piuttosto consistente, per un Milan che vive una fase delicata che si spera non diventi lenta agonia…
