È intervenuto in esclusiva ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Walter De Vecchi, che al Milan ha iniziato da giovanissimo, ed è come se non lo abbia mai lasciato. Di seguito le sue parole.
Il decimo scudetto:
“Bisogna dare gran merito a Liedholm e delle sue intuizioni. Era un bel mix tra giovani e veterani. Io avevo ventiquattro anni, con me c’erano Buriani, Novellino, Antonelli, Collovati. I saggi erano Albertosi, Bet, Bigon, Capello e ovviamente Rivera, alla sua ultima stagione. Capello? Lui era già un allenatore, ti insegnava la postura e la posizione in campo. Da Gianni non potevi imparare niente: era Rivera, ne nasce uno ogni cinquant’anni così. Terzino sinistro era Aldo Maldera, tirava cannonate alla Roberto Carlos. Quell’anno segnò 9 gol. Il centravanti era Stefano Chiodi, apriva gli spazi per gli inserimenti di Bigon, che fu il cannoniere con 12 gol. E poi c’era quel fenomeno, Franco Baresi…”
Il giovane Baresi:
“Nelle amichevoli estive Liedholm aveva provato Bigon libero, poi ad agosto andiamo a giocare il Torneo Città di Milano. Si fa male Rivera, il Barone sposta Bigon mezzala e lancia Baresi in mezzo alla difesa. Vinciamo 4-1 contro la Juve. Franco gioca una partita straordinaria, rubava palla all’attaccante e partiva in slalom fino all’altra area: mai vista una cosa così. All’epoca c’era l’usanza di dare i premi partita ai ragazzi solo quando mettevano insieme qualche presenza in Serie A, ma quella sera i vecchi della squadra si riuniscono e decidono: al Piscinin diamoglielo subito il premio, questo ‘sta qui vent’anni“.
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