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La Champions League cambia tutto: Milan, dopo aver sognato il paradiso, tornare all’inferno diventa ancora più duro

Possiamo fare due cose in questo editoriale.
La prima: piangerci addosso per il ritorno in Champions League del Milan praticamente acquisito e gettato alle ortiche nella paradossale partita contro il Cagliari.
La seconda: trovare tutte le motivazioni possibili e immaginabili per convincerci che domenica a Bergamo si può vincere e si può ribaltare per l’ennesima volta in questa stagione un verdetto che adesso sembra scritto, scontato, scolpito.
Ma queste due cose le trovate già in tutti gli articoli e in tutte le interviste che riempiono giornali, siti e tv di questa interminabile e tesissima settimana. Noi, come sempre, cerchiamo una terza via. A costo di prendere a volte qualche cantonata, ci sforziamo di guardare al di lá dell’evidenza e al di lá dell’ovvio presente. Esattamente come avevamo fatto nello scorso gennaio quando sembrava quasi un sacrilegio criticare il totem Ibra. Noi, nel nostro piccolo e a costo di prenderci il solito shitstorm, avevamo rilevato un cambio di rotta dello svedese che da trascinatore “Milancentrico stava pericolosamente tornando a essere “Ibracentrico.
Milan: Zlatan Ibrahimovic (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan: Zlatan Ibrahimovic (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Ibracentrico: le assenze pesano e il rinnovo…

L’intuizione purtroppo si era rivelata esatta, ma per suffragarla sarebbe bastato dare uno sguardo a gran parte dei gironi di ritorno della splendida carriera dello svedese. Noi avevamo fatto squillare più di un allarme: le pesanti critiche alla squadra e a Pioli dopo la sconfitta con l’Atalanta, la rissa con Lukaku e la conseguente espulsione nel derby, la scelta di andare a fare lo show man a Sanremo in piena corsa-scudetto, la voglia di tornare in Nazionale a tutti i costi nonostante le precarie condizioni fisiche, l’espulsione di Parma e l’insistenza nel farsi rinnovare il contratto prima di tutti gli altri, a una cifra più alta di tutti e senza aver ancora conseguito l’obiettivo stagionale.
Tutti elementi che, uniti alle tantissime assenze, figlie di una muscolatura da 40enne, ci avevano portato a dire che senza Ibra il Milan avrebbe fatto un girone di ritorno molto al di sotto delle attese. Eppure, a sentire gli altri, Ibra sarebbe stato decisivo anche senza giocare, le espulsioni sono state colpa degli arbitri brutti e cattivi, andare a Sanremo è stato un bene per il Milan, i tanti infortuni erano figli di una mera casualità e ha fatto bene il Milan a rinnovargli ad aprile il contratto da 7 milioni a stagione. È bello scoprire che adesso, dopo il deludente pareggio contro il Cagliari che potrebbe riportare il Milan nella Caienna dell’Europa League, tutti si affrettano a rilevare che nel girone di ritorno è mancato Ibra e che forse il rinnovo di contratto è stato affrettato.

La Champions League cambia i piani, in positivo o in negativo

Allo stesso modo oggi, a pochi giorni dal match che deciderà la stagione del Milan vi diciamo senza ombra di dubbio di non credere a coloro che vi dicono che, Champions o non Champions, non cambierá nulla nella programmazione dell’imminente futuro rossonero. Non è cosí. Premessa: siamo d’accordo con Pioli sul fatto che se il Milan non c’entrasse la Champions sarebbe una delusione e non un fallimento. Il tecnico ha ragione: il Milan a inizio stagione partiva con una rosa nettamente inferiore ad almeno 4 concorrenti, il Milan ha il quinto monte ingaggi della Serie A, il Milan ha il quinto fatturato, il Milan da 8 anni non si qualifica alla Champions, il Milan sul mercato estivo ha incassato più di quanto non abbia speso. In base a tutti questi indicatori Pioli ha ragione, il Milan non partiva nelle prime 4 e non è uno scandalo se non arriva nelle prime 4. Ma questo non significa che mancare la qualificazione alla Champions non lasci strascichi pesantissimi per il futuro.
Primo: conseguenze psicologiche. Il Milan è stato nella coppia di testa della classifica per quasi tutto il campionato e questo ha conferito una grande consapevolezza di forza anche a giocatori che non sono certo il top dal punto di vista tecnico e di personalitá. Il rischio è che questa convinzione svanisca, almeno in parte. Se il Milan dovesse fallire la qualificazione alla Champions che sembrava già acquisita, anche la posizione di Pioli, agli occhi dei giocatori, dell’ambiente e della critica continuerebbe ad essere un “perdente di successo”.
Secondo: conseguenze tecniche. La squadra ha lottato per i primi posti in questa stagione, ma c’è la chiara consapevolezza che in mancanza di veri rinforzi importanti, l’anno prossimo difficilmente ripeterá lo stesso exploit del 2020. Dunque, ci sarebbe bisogno di intervenire pesantemente sul mercato con giocatori di prima fascia, ma senza un’inversione di tendenza nei ricavi, non ci saranno le risorse necessarie nè per trattenere i big senza contratto o senza cartellino né per comprarne di nuovi.
Terzo: conseguenze economiche. Nella settimana dei peana alla squadra, non poteva non accodarsi il solito Gazidis che ci ha tenuto a far scrivere a tutti che il Milan ha un indebitamento inferiore alle altre concorrenti e che nel bilancio 2020/21 il “rosso” sará dimezzato rispetto al precedente esercizio, cioè passera da -195 milioni a -95.
Vere entrambe le cose, ma ci sono due piccoli particolari.
Uno: l’indebitamento è inferiore non grazie a chi gestisce (male) le finanze ma al proprietario che ripiana invece di farsi prestare i soldi dalle banche.
Due: alla riduzione del “rosso” concorrono il provvidenziale abbattimento del monte ingaggi e le numerose cessioni.
Milan: Ivan Gazidis - Milanpress, robe dell'altro diavolo
Milan: Ivan Gazidis – Milanpress, robe dell’altro diavolo

Riscattare, rinnovare o acquistare: 3 verbi cari per Maldini

Tanto è vero che il Milan chiude questa stagione con numerosi giocatori senza contratto o con una scadenza a distanza di 12 mesi, con tanti giocatori che rientrano alla base dopo un prestito puro e con tanti altri che sono stati acquistati con “obbligo di riscatto”. Tutte manovre che faranno ricadere i costi sui prossimi esercizi di bilancio. Riscattare, rinnovare o acquistare ex novo sono tre verbi che dovranno essere necessariamente coniugati quest’estate da Paolo Maldini. E sono 3 verbi cari, molto cari. Per coniugarli al meglio sarebbe fondamentale invertire la tendenza del crollo dei ricavi, cosa che si può fare soltanto rientrando in Champions League. E solo rientrando in Champions League si può acquistare un nuovo centravanti titolare (intanto a Ibra 7 milioni netti bisogna darli comunque), si può far partire Calhanoglu e sostituirlo con un trequartista più forte, si possono riscattare Tomori, Diaz e Dalot, si può resistere alle offerte per Theo, Kessie e Bennacer e si può rinnovare il contratto a Donnarumma (unico fuoriclasse della rosa insieme allo svedese).
Solo tornando in Champions League si può davvero rinforzare la rosa e affrontare perdite di bilancio che non saranno light come quelle che sbandierano per questa stagione Gazidis e company. In caso contrario, purtroppo, bisognerà assistere a un nuovo ridimensionamento e a una stagione che rischia di essere molto diversa da quella che sta per concludersi. E, dopo aver sognato il paradiso, tornare all’inferno diventa ancora più duro.

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