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Cardinale: “Ibrahimovic mi rappresenta a Milano. Tanti infortuni? Le ragioni sono diverse. Stadio nuovo? Lo faremo”

Gerry Cardinale è intervenuto ai microfoni del Financial Times in quel di Londra in occasione del “Business of Football Summit“, evento annuale organizzato dal quotidiano. Ecco le sue dichiarazioni.

Sul suo inizio di esperienza al Milan: “Sono stati 18 mesi lunghi. Mi sono detto che se lo avrei fatto, non sarei venuto nel sistema europeo come un tipico americano. Mi sono detto di prendermi un anno per capire tutto al meglio. Ho avuto il privilegio in questi 30 anni di carriera ho avuto a che fare con diverse diverse realtà, prima nello sport americano poi da investitore nel Liverpool e da proprietario del Tolosa. È stata una curva di apprendimento e sapevo che il Milan non sarebbe stata la stessa cosa. Ciò che abbiamo fatto è mettere i pezzi nel puzzle, è un investimento nel Milan e nella Serie A. Quello che sta accadendo in Italia e in Europa è un po’ una follia. Tutti vogliono vincere e sono pronti a fare tutto. Il mondo è cambiato. Il Milan è lì grazie a Silvio Berlusconi, ma il modo in cui ha fatto le cose lui non si può replicare. Lo dico dopo aver avuto a che fare con George Steinbrenner. L’obiettivo è vincere costantemente. Nessuno vuole vincere più di me, sono allineato ai tifosi in Italia, ma ho un lavoro da fare. Il mio lavoro è vincere costantemente. Il valore di tutto questo crescerà se la competitività resta. Se vinciamo lo scudetto o la Champions League ogni anno, porterebbe ad un prodotto di minor valore. Il punto dello sport è l’imprevedibilità dell’aspetto umano. È preoccupante ciò che sta succedendo nello sport oggi“.

Su Ibrahimovic: “Il beneficio di prendersi un anno e osservare ha portato a conoscere meglio Zlatan. Sono sempre stato intrigato dalla parte del giocatore nella catena del valore (giocatore-squadra-leghe, ndr). Non puoi avere un gioco senza i giocatori, sono una parte importante del sistema. Ero molto intrigato da Zlatan. Il calcio europeo è lo sport più grande al mondo: chi potrebbe conoscerlo e conoscere il Milan meglio di quest’uomo? Ha portato umiltà, intelligenza. Abbiamo un track record in RedBird di partner come Zlatan: Dwayne Johnson, Ben Affleck, Matt Damon, LeBron James. Vedo in Zlatan la stessa cosa. Sono creativi e hanno l’abilità di arrivare nel mio mondo“.

Cardinale prosegue su Ibrahimovic:Nei club europei tutti vogliono l’uomo, il presidente. Queste cose richiedono un approccio multidisciplinare. Zlatan mi permette di stare negli Stati Uniti, ma essere sempre presente a Milano. Lo abbiamo assunto, è un partner operativo di RedBird, mi rappresenta a Milano. Parliamo tanto durante la giornata, ha l’autorità di essere la mia voce ai giocatori, allo staff e tutti a Casa Milan. È molto importante, così come la sua credibilità ai loro occhi. Il modo in cui riesce a parlare ai giocatori con la voce della proprietà è unico. Non voglio farlo io, voglio che lo faccia lui. Io ho un lavoro da fare. Il lavoro dei tifosi è portare la parte emotiva in ogni partita, il mio è portare una proposta di valore per loro e non potrei farlo se fossi coinvolto emotivamente nello spogliatoio. Devi essere disciplinato. Quando sono lì, siamo una combinazione molto forte. C’è sempre qualcuno come Zlatan in squadre top, l’ho visto anche con gli Yankees. Lui è un vincente e può portare nello spogliatoio la sua leadership. Non siamo ancora stati in disaccordo su qualcosa finora. Io imparo da lui e spero lui possa imparare qualcosa da me, finora è andato tutto bene. Non è una luna di miele, ma vediamo le cose in maniera simile. Cosa significa avere partnership con atleti di questo calibro? Non so come avrei potuto investire meglio rispetto all’arrivo di un uomo così al mio fianco. Affleck e Damon mi insegnano come investire in media e intrattenimento“.

Sulla Serie A e il nuovo stadio: “Abbiamo un po’ di lavoro da fare, il gap sta aumentando. È una sfida. Nuovo stadio? Sì, lo faremo. Lo confermo. Abbiamo fatto progressi in 18 mesi che non si sono mai visti in Italia. È il primo stadio costruito in Italia dal 2011. Questo avrà 70mila posti. Vogliamo portare a Milano uno stadio americano. Una partnership tra sport e musica, eventi live. Dovrebbe essere ottimo per Milano, per l’Italia e per la Serie A. Creerò una compagnia per costruire lo stadio e poi voglio portarla a costruire stadi per tutti gli altri club in Serie A. Da un lato voglio vincere con il Milan, dall’altro voglio aiutare la Serie A a ridurre il gap. Non vinceremo ogni anno, ma faremo qualsiasi cosa per vincere. Un’altra cosa del calcio europeo è il fatto che tu sei proprietario di un club, ma lo sei insieme ai tifosi: sei in una partnership. Prendo tutto ciò seriamente, voglio portare valore al loro asset. Dobbiamo essere più autosufficienti. Sono preoccupato dal calcio europeo perché molti pensano che serva semplicemente spendere più degli altri. Non mi interessa quanti soldi hai, se sei un Governo o un’istituzione: spendere cifre illimitate non sarà mai sostenibile, devi spendere meglio. Ed è questo che stiamo cercando di fare“.

Sul suo acquisto del club: “Quando abbiamo comprato il Milan, ho ricevuto tantissime chiamate dagli Stati Uniti da proprietari di squadre sportive che mi dicevano: ‘Hai perso la testa? Non puoi fare business in Italia’. Certo che puoi fare business in Italia, c’è resistenza lì, ma come c’è ovunque. Non è questione di San Siro: amo San Siro, credo sia un privilegio giocare lì con la storia che ha. La questione è: possiamo vincere meglio se abbiamo un nuovo stadio? La risposta categorica è sì. Possiamo portare valore alla Serie A portando questo esempio“.

Sulla Superlega: “Penso che la cosa interessante sia la ragione dietro a questo tentativo. C’è una divergenza che continua ad aumentare nel calcio europeo. Se le cose non vanno bene, non mi piace fare la parte di quello che cambia tutto. Gestiamo meglio quello che possediamo, questo penso. Tutto quello che sta succedendo nell’azienda sportiva oggi, se lo applicassimo ad un altro ambito finiremmo per essere buttati fuori dalla stanza. Prima di cambiare tutto, gestiamo meglio ciò che possediamo“.

Sui procuratori: “Sono parte del sistema. Quando penso a loro, mi viene in mente il mondo della finanza da cui provengo, da Wall Street. I banchieri ti suggeriscono un affare, prendono una cifra e se ne vanno. Per migliorare il sistema, proporrei: prendi una parte della tua cifra e l’altra parte ti viene pagata se il tuo affare si dimostra un buon affare. Da osservatore, credo che queste cose debbano cambiare“.

Sul Milan attuale: “Il cambiamento non è una cosa negativa. Mi affido a Zlatan per capire come vanno le cose ed orientarmi. Tutto ciò che c’è attorno al Milan deve evolversi, non cambiare. Guarderemo ai processi, al personale. Abbiamo avuto molti infortuni. Non sono soddisfatto, Zlatan non è soddisfatto di non essere primi in campionato. Stiamo arrivando lì. La squadra è giovane e nuova, non sta facendo male. Non stiamo facendo bene non facendo male. Infortuni? È assolutamente diluitivo. Stiamo cercando di essere responsabili nel costruire la squadra con un monte ingaggi. Se facciamo tutto questo lavoro, prendiamo questi giocatori e ci presentiamo senza la possibilità di far giocare tutti, qual è il punto di fare tutto questo? Ci sono tante ragioni, non puoi rimproverare solo lo staff medico o quello dei fisioterapisti. I giocatori sono sottoposti a grandissima pressione, giocano troppe partite. È un’altra cosa che va sistemata. Dobbiamo occuparci della salute dei giocatori“.

Cardinale conclude:Come competere con i sauditi? La risposta giusta è questa: è colpa mia se non sono l’uomo che spende meglio ciò che ha a disposizione. La mia speranza è che tutti possano pensare ciò: non spendere più di altri, ma spendere meglio. Calcio? Questa è una delle più grande opportunità avute nella mia carriera. Vorrei trovare un modo di monetizzare il mio investimento dai miei investitori e continuare a possederlo“.

Gerry Cardinale (Photo Credit: Getty Images)
Gerry Cardinale (Photo Credit: Getty Images)

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