Sono passati 11 giorni dalla notizia della positività al coronavirus di Hakan Calhanoglu e Theo Hernandez. Il secondo, fortunatamente, era un falso positivo ed è stato costretto a saltare solamente la partita di Cagliari. Il turco, invece, è ancora in isolamento domiciliare, ma tutto ciò non lo sta fermando perché continua ad allenarsi in maniera assidua. In teoria, il rientro si avvicina, ma fare previsioni sul virus, come abbiamo visto in questi mesi, non è facile.
Il numero 10 manca e non poco alla causa rossonera e non è un caso che nelle ultime 3 gare è arrivata solamente una vittoria. Le due sconfitte contro Atalanta e Inter hanno evidenziato quanto sia fondamentale per il Milan Hakan Calhanoglu, per il suo ruolo e per il suo lavoro. Da bistrattato a punto fermo, come cambiano le cose nel giro di un anno e mezzo.
L’apporto offensivo: il feeling con Ibrahimovic
Dopo la netta sconfitta contro i bergamaschi, Ibrahimovic ha detto di essersi sentito solo nel primo tempo del match. Sicuramente non si tratta di una coincidenza, visto che in quel ruolo è stato sperimentato Meite. Lo svedese ed il turco hanno instaurato un gran bel rapporto, sia sul campo che fuori. Tutto ciò si nota sul terreno di gioco: Ibrahimovic è riuscito ad elevare Calhanoglu ad un livello altissimo. Ad oggi è il giocatore più determinante della Serie A, un dato di fatto testimoniato dal dato sui passaggi chiave forniti: Kickest, che fornisce dati statistici fondati sulle prestazioni, certifica che il numero 10 rossonero abbia realizzato 59 passaggi chiave dall’inizio del campionato. Il secondo? De Paul, ma con 46. Una differenza abissale.
La sua importanza si nota anche nel lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco. Il turco si muove su tutto il fronte di gioco, da destra a sinistra, chiede la palla, la smista, si smarca, inventa. Tutti aspetti non banali che lo stanno portando nell’olimpo dei numeri 10 moderni. Ad oggi è l’unico giocatore del Milan capace di interpretare in maniera totale questo ruolo. Brahim Diaz ci sta provando: nel primo tempo contro l’Inter ha provato a svariare su tutto il fronte di gioco, ha provato ad abbassarsi per prendere palla. Poi, però, nel momento in cui ha dovuto spedire il pallone in rete, su assistenza di Ibrahimovic, non ce l’ha fatta. Ha ampi margini di miglioramento lo spagnolo e, sicuramente, lavorare con Calhanoglu e con lo stesso svedese potrebbe aiutarlo a crescere sotto questo punto di vista.
Il Milan compatto grazie al Calhanoglu difensore
Un altro aspetto è sicuramente quello della fase difensiva. Pioli cerca il pressing molto alto e secondo la sua idea di gioco il pallone dev’essere riconquistato immediatamente. Calhanoglu in questo è molto bravo, sia perché copre bene le linee di passaggio che per la sua abilità nella pressione. Contro l’Atalanta la cosa che più è mancata al Milan è stata la buona pressione sui portatori di palla bergamaschi. Il pressing rossonero non ha funzionato ed i giocatori hanno corso moltissimo, sprecando molte energie. Sia Meite, che poi Brahim Diaz non sono riusciti a sostituire Calhanoglu in questo lavoro, nonostante lo spagnolo sia poi stato uno dei migliori, se non il migliore, dei suoi.
Allo stesso modo è giusto sottolineare come il turco sia abile a ripiegare rapidamente in difesa, compattando i reparti. Sempre un lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco, questa volta dal punto di vista difensivo. La compattezza del Milan deriva anche dall’aiuto tra loro dei reparti, quello che forse è mancato in parte nei primi 10 minuti del secondo tempo di Coppa Italia contro l’Inter. I nerazzurri hanno letteralmente schiacciato i rossoneri, i quali non sono quasi mai riusciti a respirare ed imbastire una nuova azione di gioco. Ad oggi, il Milan non ha un giocatore in grado di garantire la stessa qualità e quantità del numero 10 turco sulla trequarti. Potrà anche non rubare l’occhio talvolta, ma ora è proprio il pezzo mancante per completare un puzzle che sta recuperando quasi tutti i suoi pezzi e che spera di recuperare anche l’ultimo, forse il più importante: Hakan Calhanoglu.