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Calhanoglu: un addio che fa male al cuore, ma fa bene alle casse del Milan

Hakan Calhanoglu da ieri è ufficialmente un giocatore dell’Inter. Una notizia che ha sconvolto la Milano calcistica – e non solo – perché un tale cambio di sponda da un lato all’altro del Naviglio – così – diretto, inaspettato, in qualche modo vile, non si vedeva da molti anni. A memoria, dai tempi di Moratti e Berlusconi.

Ma dopo 24 ore trascorse a giudicare dal punto di vista etico la scelta dell’ex numero 10 rossonero, è giunto anche il momento – a mente più fredda e lucida – di analizzare questo trasferimento da quello strettamente economico-finanziario. Una piccola parte della tifoseria, quella più clemente nei confronti del turco, ha provato a bacchettare l’operato di Maldini, che sulla coscienza si porta l’addio di due pilastri del Milan di Pioli – Donnarumma e Calha appunto – a “guadagno zero”.

Ma prolungare il contratto al nuovo trequartista dell’Inter quanto sarebbe convenuto? Dopo un’oculata valutazione, poco viene da rispondere. E ora proviamo a spiegare il perché, cercando di essere più imparziali possibile. Per pareggiare l’offerta nerazzurra infatti il Club di via Aldo Rossi avrebbe dovuto sborsare una cosa come 10 (12 in caso di raggiungimento del bonus) milioni lordi per almeno tre anni, che significano quindi 30-36 nel triennio. Un investimento non da poco.

Calhanoglu, un rinnovo a costi esagerati

Una spesa esagerata se si considera soprattutto il rendimento altalenante del turco manifestato nel corso del quadriennio cominciato nella famigerata estate “delle cose formali”. Il tutto per non perderlo “a zero”. Ma rinnovando a queste cifre, la prospettiva (quasi assicurata) sarebbe stata quella di non potere ad ogni modo cederlo (ed incassare) prima della successiva scadenza (chi prenderebbe Calhanoglu pagando a Milan il prezzo del cartellino più 6 milioni all’anno?), con il rischio di ritrovarsi dopo tre anni punto e daccapo: perderlo a zero dopo averlo riempito di soldi.

Magari dietro prestazioni a luci e ombre. Che senza andare troppo lontani, è quello che sta succedendo alle altre big con i vari Rabiot, Nainggolan, Joao Mario e compagnia cantante, per i quali non riescono a ricevere richieste d’acquisto concrete a causa defli ingaggi faraonici recepiti.

Non solo: il ritocco allo stipendio di Calha avrebbe innescato il cosiddetto domino, con 5-6 nelle casse del turco ogni anno, inevitabilmente sarebbero aumentate le pretese di tutti quei rossoneri in scadenza, da Kessie a Romagnoli, passando da Calabria. Per questo motivo la scelta – di primo acchito – scellerata di Maldini si rivelerà una scelta saggia, razionale e conservativa. Che fa male al cuore, ma che nel medio-lungo termine farà molto molto bene alle finanze del Diavolo.

Hakan Calhanoglu
Hakan Calhanoglu – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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